Farina Coscioni replica al sottosegretario Roccella: “Soprattutto senza zelo eccessivo”.

Con il suo zelo, l’onorevole Roccella incassa, e ne sarà compiaciuta, il plauso dell’onorevole Luca Volonté. Non stupisce, non sorprende. Se ne facciano entrambi una ragione: esiste una Costituzione, e l’Italia, per quanti sforzi si faccia in questo senso, non è ancora una provincia vaticana. Dunque il diritto a non subire trattamenti sanitari non voluti e imposti, è un diritto che va difeso, garantito e tutelato. Come venne, lo si dimentica non a caso, garantito e tutelato il diritto di un pontefice di “poter tornare al padre”.
L’onorevole Roccella si rivolge all’associazione Luca Coscioni per sapere se intende opporsi o meno alla ratifica della convenzione ONU. Stupisce – ma è comunque indicativo – che ignori quanto può comodamente reperire negli atti parlamentari di questa legislatura. Sono infatti la prima firmataria di una proposta di legge, presentata il 17 giugno 2008, per la ratifica ed esecuzione della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Aggiungo che la convenzione viene utilizzata arbitrariamente dagli esponenti del governo di centrodestra, come nel caso di Eluana Englaro. L’articolo 25 della Convenzione, già strumentalmente agitato dal ministro Sacconi, vieta di discriminare i disabili in materia di assistenza sanitaria, di prestazione, di cibo ecc. Ebbene una persona non disabile ha diritto a rifiutare (art 32 Costituzione e caso Welby) qualsiasi cura. Se Eluana fosse cosciente potrebbe rifiutare sondini ed alimentazione. Poichè è disabile grave (stato di incoscienza) viene discriminata. Dunque si vieta di applicare le regole che valgono per i “normali” ai “disabili” facendo una plateale discriminazione e violando l’art 25 della Convenzione ONU.

Sempre il 17 giugno scorso ho illustrato l’interpellanza 2-00050 concernente i tempi per la presentazione del disegno di legge per l’autorizzazione della Convenzione ONU sui diritti delle persone disabili. Una convenzione che, sostenevo, “costituisce un importante obiettivo raggiunto dalla comunità internazionale, in quanto fino ad oggi in materia di disabilità non esisteva uno strumento internazionale vincolante per gli Stati”, e aggiungevo che “il raggiungimento di tale obiettivo dà concretezza a quella che era un’utopia delle persone con disabilità: l’utopia di essere, di esistere, di vivere alla pari delle opportunità di tutti”.
Detto questo, non posso che fare mia la raccomandazione di Talleyrand “soprattutto senza zelo eccessivo”; era un fior di reazionario, ma con indubbie doti di spirito. Talleyrand si rivolgeva ai “cardinali zelanti” al tempo di papa Pio VII. Lo dico ora alla sottosegretaria Roccella, al tempo di papa Benedetto XVI”.

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