ENGLARO, SCONFITTO IL VIRUS FORMIGONIANO

La sentenza del Consiglio di Stato è inequivocabile, non lascia margini di dubbio: la decisione dell’ex presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni con la quale di fatto impedivache ad EluanaE nglarovenisse sospeso il trattamento terapeutico è illegittimo, un vero e proprio abuso: perché il diritto alla cura di cui ciascuno di noi è titolare, comprende anche il diritto a poterla interrompere. Un diritto che coscientemente, con dolo, Formigoni ha voluto violare, costringendo così Eluana ad “emigrare” in Friuli; e là, alla clinica “La Quiete” di Udine nel febbraio 2009, ha potuto finalmente mettere la parola fine a uno stato vegetativo durato quasi 18 anni. Che si siano dovuti attendere oltre cinque anni per sapere quello che direi a livello istintivo si poteva sentire e capire fin da subito se si fosse dato ascolto alla ragione e alla misericordia è di per sé indicativo. Per ricordare i termini di una vicenda che ha fatto scalpore: dopo una lunga, estenuante battaglia che il padre di Eluana, Beppino ha voluto giustamente condurre sul binario della legge e del diritto, la Corte di Cassazione autorizzava la sospensione del trattamento terapeutico e del sondino naso gastrico. Con un vero e proprio diktat, arrogante e arbitrario, Formigoni ordinò che la sentenza che aveva l’obbligo di garantire fosse attuata, venisse al contrario disattesa.

Credo che lo si possa definire “il metodo formigoniano”. Un “metodo” che consiste in comportamenti pratici, di estrema disinvoltura e indifferenza per le leggi, quando non coincidono con le proprie visioni e interessi. Di questo “metodo formigoniano” fa per esempio, considerare una mera formalità burocratica la raccolta di firme prescritte dalla legge, per poter presentare delle liste alle elezioni; per cui queste firme che dovrebbero essere raccolte sotto le candidature, possono essere “organizzate” anche prima che le candidature siano definite; e le firme possono essere anche di persone che ignorano di averlo fatto, e la grafia si ripeta, identica per decine di volte. Ed è significativo che anche questo tipo di pratiche abbia visto per protagonista Formigoni. Perché il fine non giustifica i mezzi, piuttosto i mezzi qualificano il fine.

Per tornare alla sospensione delle terapie che tenevano in vita Eluana su tutto il territorio lombardo: condivido pienamente quanto dice l’avvocato Vittorio Angiolini che ha seguito la famiglia Englaro nella lunga battaglia giudiziaria per vedersi riconosciuto il NO alle terapie che tenevano in vita Eluana contro la sua volontà: “È una sentenza molto importante sul piano del diritto. I magistrati stabiliscono che la Regione era tenuta a fornire le cure alla paziente Englaro e che il diritto di avere una cura comprende, in se stesso, il diritto di interromperla. Questo significa che Eluana avrebbe dovuto trovare questo tipo di assistenza, che poi trovò a Udine, anche in Lombardia, come anche il Tar aveva stabilito”.E certamente ha ragione il babbo di Eluana a ricordarci che sono i cittadini “qualunque”, cioè tutti noi, ad avere la possibilità di cambiare veramente le cose dal basso, nel concreto”.

L’illegittimo divieto decretato da Fomigoni comporta ora una ulteriore problematica, quello del risarcimento danni. La sentenza chiarisce definitivamente le responsabilità per l’accaduto.
Si apre ora il capitolo del risarcimento danni. La famiglia Englaro, di fatto fu costretta a un avvilente odissea fra ospedali e cliniche. L’allora ministro della Salute Maurizio Sacconi, firmò un atto di indirizzo con l’intento di fermare il trasferimento di EluanaEnglaro a Udine, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si schierò per il no alla sospensione delle terapie e varò un decreto del governo, il 6 febbraio 2009, per bloccare Eluana che non divenne esecutivo solo perché il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, si rifiutò di firmarlo.

La sentenza del Consiglio di Stato costituisce dunque un primo importante paletto al “metodo formigoniano”; facciamo bene a cantar vittoria, perché la sentenza del Consiglio di Stato costituisce uno spartiacque e insieme riconosce un inalienabile diritto di ciascuno di noi, quello di poter stabilire se e come essere curati, se e come cessare di esserlo. Non solo: è anche un prezioso precedente, una sorta di “altolà!”, a quanti, istituzioni, enti, associazioni, onlus che siano, si preparavano ad applicare il “metodo formigoniano”, o già lo hanno attuato e attuano. Non è cosa da poco. Sconfitto il virus del “metodo formigoniano”, ora spetta a noi operare perché non si diffonda e propaghi.

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