Tar, no alla Lombardia Formigoni si infuria «Deriva abortista»

«Ancora una volta c’è una deriva abortista nell’interpretazione delle leggi, e questa sentenza ne è la dimostrazione. Se le decisioni devono essere omogenee a livello nazionale, allora lo stesso principio deve valere per la pillola Ru486 (la pillola abortiva, ndr.)». È come sempre battagliero il Roberto Formigoni che commenta la sentenza del Tar. Il tribunale amministrativo della Lombardia ha bocciato la delibera della regione del 2008 che rendeva più restrittive le norme sull’aborto, in particolare i tempi per ricorrere all’interruzione di gravidanza, fuori dai primi 90 giorni in caso di grave pericolo per la salute della donna: 22 settimane più tre giorni invece di 24. Secondo il Tar si tratterebbe di una disciplina «illegittima», perché in contrasto con la legge nazionale 194.

Presidente, secondo il Tar su una materia così sensibile non possono esserci discipline diverse da regione a regione.

«Io invece noto che il Tar fonda la sua decisione su una sentenza della Corte costituzionale leggendola come se la legge 194 fosse intoccabile e immodificabile a livello regionale. Allora dico: come mai nel caso della Ru486 gli stessi Tar e tutti i tribunali lasciano che sia interpretata da ogni regione come vuole? Sono due sentenze in contrapposizione, entrambe di segno abortista, che giocano contro la vita».

Non si rischia di cadere in un federalismo etico?

«Appunto, proprio per questo io dico: intervenga la giustizia. Come si possono dare sentenze così contraddittorie?».

Lei resta contrario sia alla legge 194 che alla pillola abortiva?

«All’epoca feci una battaglia contro la legge 194 ma da presidente della Regione la applico in tutte le sue parti. La Ru486 anche dal punto di vista culturale la ritengo una sconfitta per tutti, ma dal punto di vista normativo applico appunto la 194, ossia dico che può essere assunta solo sotto controllo medico in ospedale».

Cosa cambia questa sentenza del Tar?

«Nulla. Le nostre sono linee guida che prendono atto di ciò a cui i nostri medici erano arrivati per evidenza scientifica. Visto che in Lombardia dopo 22 settimane e tre giorni il feto può essere salvato, il nostro protocollo continuerà a essere utilizzato. Teniamo presente anche che questo atto fu redatto dalla Regione Lombardia nel 2008 insieme con i ginecologi dei principali ospedali lombardi. Anche la dottoressa Alessandra Kustermann della Mangiagalli, che fu a suo tempo una grande sostenitrice della 194, ha firmato con noi questo protocollo».

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