Stamina: la Consulta bacchetta Governo e media
Da una parte è passata inosservata, dall’altra non è stata compresa.
Si tratta della sentenza della Corte Costituzionale 274 depositata il 5 dicembre scorso, presidente Alessandro Criscuolo e redattore Mario Rosario Morelli, relativa alla vicenda comunemente definita “caso Stamina”.
“Stop a nuove autorizzazioni”, “Finalmente messa la parola fine”, hanno titolato i quotidiani, a proposito del pronunciamento della Corte sul discusso e discutibile metodo Vannoni-Andolina, sollecitato dal tribunale di Taranto. È così, ma si è colta solo una parte, neppure quella essenziale, della questione che la Corte ha individuato e trattato.
Conviene rifarsi alla stessa letteralità della sentenza. Ecco che cosa si legge al punto 6 della stessa:
“Questa Corte ha già
Inoltre, la promozione di una sperimentazione clinica per testare l’efficacia, ed escludere effetti nocivi, di un nuovo farmaco non consente, di regola, di porre anticipatamente a carico di strutture pubbliche la somministrazione del farmaco medesimo: e ciò per evidenti motivi di tutela della salute, oltre che per esigenze di corretta utilizzazione e destinazione dei fondi e delle risorse a disposizione del Servizio Sanitario Nazionale. Nel caso in esame, il legislatore del 2013 – nel dare corso ad una «sperimentazione […] concernente l’impiego per terapie avanzate a base di
Con linguaggio dai toni felpati, la Corte Costituzionale ha rivolto al Parlamento, al Governo, all’intera classe politica, un duro monito e rimprovero, confermando in pieno quanto, isolati e inascoltati, alla fine della scorsa legislatura, noi deputati radicali cercammo di comunicare ai nostri colleghi e al paese: che si era preda di un clima di isteria creato ad arte strumentalizzando dolore e sofferenza, che chi sosteneva che oltre alle voci del cuore, umanissime, comprensibili, occorreva ascoltare anche le voci della scienza, per non alimentare false speranze nei malati e nelle loro famiglie, e che il “caso” stava ripercorrendo canovacci già visti, cioè sperimentazioni avviate sotto la spinta della piazza piuttosto che da criteri realmente scientifici. Il Parlamento italiano decise, in seguito a una fortissima pressione dei mass-media, l’avvio di una sperimentazione, nel maggio 2013.
Un Parlamento, un Governo, una classe politica digiuni nel modo più totale e completo di quello che si accingevano a legiferare, hanno varato provvedimenti sull’ondata dell’emotività popolare, “state assassinando i nostri bambini”, era la parola d’ordine nelle manifestazioni sotto i Palazzi di Montecitorio e del Senato. Un Governo e un Parlamento deboli, allora si piegarono: “decisioni sul merito delle
Ancora una volta, come lo è stato ad esempio, con le sentenze sulla legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, le corti di giustizia si sono rivelate più avanti e comunque in sintonia con il diritto e la legge, di quanto non siano stati Governi e Parlamenti.
Questa è l’essenza della sentenza della Corte Costituzionale, questo il meritato e duro atto d’accusa rivolto a una classe politica incapace di intendere, ma non di volere. Che almeno valga per il futuro: Governo, Parlamento e anche mass media, che su questa vicenda hanno sollevato polveroni, fatto sensazionalismi, spesso pessima informazione se non vera e propria disinformazione.
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