Saramago, Farina Coscioni: grazie a lui la battaglia di Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica ha avuto forza e coraggio.

 

Voglio ricordare José Saramago per il suo sostegno alla battaglia di Luca Coscioni e di noi radicali per la libertà di ricerca scientifica  Saramago, con parole “semplici” e limpide seppe e volle dare un aiuto fondamentale alla nostra battaglia: “Purché la luce della ragione e del rispetto umano possa illuminare i tetri spiriti di coloro che si credono ancora, e per sempre, padroni del nostro destino. Attendevamo da molto tempo che si facesse giorno, eravamo sfiancati dall’attesa, ma ad un tratto il coraggio di un uomo reso muto da una malattia terribile ci ha restituito un nuova forza. Grazie, per questo”.

Oggi siamo noi a rendere omaggio a Saramago, a dirgli grazie per il suo appoggio e la sua solidarietà. Non si è ancora fatto quel giorno che attendeva e per cui abbiamo lottato; ma è grazie anche lui se non siamo sfiancati e se con persone mute come Luca continuiamo la lotta per la dignità della vita, la dignità della morte, la libertà della ricerca scientifica.

 


La prefazione di Saramago al libro di Luca Coscioni

La prefazione di Saramago al libro di Luca Coscioni (Il Maratoneta, scaricabile in pdf)

“Luca Coscioni non e’ un generale a cinque stelle, ne’ una stella del cinema, ne’ un maratoneta, e neppure gli hanno dato il Nobel per la sofferenza. Luca Coscioni e’ un uomo seduto su una sedia a rotelle che mani mosse dall’amore devono portare di qua e di la’ perche’ la malattia non lo riduca a trascorrere il resto della vita davanti all’immagine fissa di un’irrimediabile solitudine. Luca Coscioni, oltre a essere una persona dotata di una brillante intelligenza, e’ un uomo coraggioso -ben piu’ di quanto avrebbe mai potuto immaginare di se stesso- sul cui capo si e’ abbattuta due volte una condanna. Dapprima, brutale e assurda, lo ha condannato la sclerosi laterale amiotrofica, poi, e fino a oggi, la crudele indifferenza delle due facce del potere in Italia, quella politica e quella religiosa, altrettanto spietate. Non sappiamo se ci sara’ mai una cura per la sclerosi laterale amiotrofica, ma non sapevamo neppure se ce ne sarebbe stata per il vaiolo prima che Janner la scoprisse.
La sacralizzazione degli embrioni umani e’ una delle piu’ mostruose ipocrisie che potessero nascere nella testa di un papa e della sua chiesa di cardinali e teologi reazionari per i quali al dolore umano non rimane altra speranza se non quella di un paradiso inesistente. Non sembra che a loro importi, in particolare, la morte di milioni di bambini che si sarebbero potuti salvare se avessero beneficiato della grazia di un’assistenza medica e farmacologica minima, ma che nessuno si azzardi a toccare gli embrioni umani, che la ricerca scientifica se ne rimanga per l’eternita’ davanti a quella porta chiusa. L’embrione e’ gia’ un essere, proclamano, nell’embrione e’ gia’ presente l’umanita’, e, chissa’, tutto e’ possibile per certe immaginazioni morbose, lo stesso Dio. Il destino di tutti gli esseri viventi e’ la morte, e gli strumenti per compiere la sua missione di regolazione demografica non le sono mai mancati, dalla malattia alla fame, dalla guerra agli incidenti, dagli assassinii alle catastrofi naturali. E neppure gli embrioni, ahime’, sono eterni. In tutto il mondo ce n’e’ a milioni, congelati, che, in capo a cinque anni, ormai inutilizzabili per un’ipotetica riproduzione, vengono semplicemente eliminati. Contro questa ecatombe di embrioni umani nessuno protesta, come peraltro non insorge neppure contro la distruzione di alimenti che, se fossero trasportati nelle tante parti del mondo dove si muore di fame, salverebbero delle vite. Che siano politiche o religiose, le ipocrisie del potere non hanno limiti, ma la piu’ insopportabile di tutte e’ ancora l’ipocrisia religiosa perche’ disprezza, fingendo di rispettarlo, quel corpo che Dio, a quanto dicono, ha creato.
Legato alla sua sedia a rotelle, Luca Coscioni, che non e’ un generale, ne’ una stella del cinema, e neanche un maratoneta, prosegue nella sua lotta sovrumana, e’ proprio questa la parola esatta, la parola giusta, per il diritto ai risultati di una ricerca sull’embrione che potra’, forse (non lo si sapra’ mai se non sara’ intrapresa), ridare la salute o, per lo meno, migliorare la qualita’ della vita di migliaia e migliaia di infermi, non solo quelli che sono vittime della sclerosi laterale amiotrofica, ma anche di molte altre malattie, che, aspettando angosciosamente l’aiuto della scienza, subiscono le conseguenze delle piu’ ignare e oscure superstizioni. Luca Coscioni, con il suo coraggio intatto, il suo sguardo vivissimo che va dove il suo corpo non puo’ andare, e’ in prima linea in questa battaglia per la vita. La sua arma e’ la ragione, il suo unico obbiettivo la difesa della dignita’ umana”


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