Quel giorno nella stanza di Eluana

 

E’ una sentenza, come le precedenti della Corte di Cassazione e della Corte di Appello di Milano, in sintonia con il “sentire” della stragrande maggioranza del paese, come tutti i sondaggi certificano: oltre l’80 per cento favorevole al testamento biologico con il quale si possono dare indicazioni su che fare in caso di coma irreversibile. Un cittadino su due, in caso di coma, è contrario all’accanimento terapeutico; oltre il 51 per cento è favorevole a una legge sull’eutanasia, cioé alla possibilità per un malato incurabile consenziente di porre fine alle sue sofferenze. Un “sentire” in netto contrasto con quanto il centrodestra vorrebbe imporre al Paese: una pessima legge sul testamento biologico dove alimentazione e idratazione non sono considerate cure che si possono sospendere. Se la nuova legge deve contenere questi elementi che non tengono conto della volontà del malato, allora meglio nessuna legge. Un anno fa la famiglia Englaro mi ha permesso di visitare Eluana, imprigionata in uno stato di coma vegetativo, alimentata e idratata con un sondino nasogastrico da diciassette anni. Ho visto un corpo privato della sua libertà, uno sguardo perso: come è andata perduta la sua coscienza. Se i tanti che si accaniscono sul suo corpo potessero vederlo, forse, avrebbero un sussulto di pudore, e tacerebbero. Vicende come quella di mio marito, Luca Coscioni, di Piergiorgio Welby, Giovanni Nuvoli, ora di Eluana, mostrano come l’opinione pubblica viva queste situazioni, certamente “al limite”, ma molto più diffuse e frequenti di quanto si possa credere. C’è una realtà nascosta, pervicacemente negata. Una realtà fatta di storie di persone che vivono nel dolore; e nel dolore sono lasciate morire. E una realtà “silenziata”, in nome di una ideologia arrogante e prepotente. Al di là delle tante parole di questi giorni, la questione è semplice: c’è chi non vuole pronunciarsi sulla sua morte, né scegliere in alcun modo, ed è un loro diritto; ma c’è chi non vuol vivere in coma vegetativo; è la libertà di scegliere, è un diritto da garantire, da conquistare. Occorre prevedere e tutelare tutte e due le opzioni. Soprattutto, un aspetto deve essere salvaguardato e difeso: la volontà della persona. Quella stessa volontà che fu ascoltata e rispettata quando Papa Giovanni Paolo II chiese di esser lasciato libero di «andare alla casa del Padre».

l’Unità

Autore: 

Maria Antonietta Coscioni

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