Lazio, in palio c’è la sanità
Lo scandalo che non c’è, si potrebbe definire l’aver riesumato che trent’anni fa Bonino e i radicali combatterono la piaga dell’aborto clandestino e di massa, e per questo vennero anche arrestate e finirono in carcere. Uno spiare, quello di Libero, dal buco della serratura quando la porta è spalancata. Le fotografie “scandalo” pubblicate dal quotidiano di Maurizio Belpietro mostrano Emma che pratica un aborto con il metodo Barman: la «cui semplicità del metodo è veramente rivoluzionaria e ne consente l’apprendimento da parte di chiunque, come è avvenuto non solo in Francia, ma in Cina per esempio, in cui le statistiche danno una percentuale di complicazioni più bassa tra gli aborti praticati da personale paramedico che tra quelli praticati da medici veri e propri». «O in America, dove Karman (che non è medico) ha messo su delle free-clinics in cui praticano soprattutto donne che hanno già abortito, e che non hanno alcuna esperienza medico-sanitaria…». Il virgolettato, sembrerà incredibile, non è di Emma, ma dell’attuale sottosegretaria del governo Berlusconi Eugenia Roccella: parte di un’introduzione al libro Aborto, facciamolo da noi, curato dalla stessa Roccella (Napoleone editore).
Si può cambiare idea, naturalmente, non è il primo né l’unico caso; ma per tornare alla campagna per la regione Lazio, la posta in gioco è ben riassunta da Libero di qualche giorno fa, un articolo intitolato: “Il mondo cattolico adesso trema.
A rischio finanziamenti per 500 milioni”. Laddove c’è un’imprecisione: non credo sia il mondo cattolico a tremare; piuttosto, quel pianeta che, clericale o para-clericale, teme sia messo in discussione quel formidabile apparato di potere (e di guadagni, di “roba”), garantito all’ombra dell’assistenza e della sanità.
Gli interessi in questo mondo dei proprietari di Libero, la famiglia Angelucci, sono noti: un intreccio industrial-editorial-politico, che usa e ancor più userà, tutti gli strumenti a disposizione pur di conservare e mantenere la rendita di potere e affaristica conseguita.
L’utilizzo dei giornali come strumento di pressione non è una novità. È emblematico quanto si legge nella relazione di minoranza di Maurizio Turco alla domanda di autorizzazione a procedere nei confronti di Giampaolo Angelucci, parlamentare del Pdl, per quel che riguarda l’inchiesta condotta dalla procura di Velletri sulle attività della Casa di cura San Raffaele: «Dall’esame della documentazione pervenuta, risulta che di meccanismi opachi si fosse accorto l’assessore regionale alla sanità, l’ex deputato Augusto Battaglia. Costui evidentemente in qualche misura aveva cercato di contrastare il fenomeno ma poi era stato rimosso dall’incarico, anche a seguito di pesanti campagne di stampa alla cui orchestrazione gli Angelucci avrebbero partecipato…»; e ancora: «Agli atti risulta anche una telefonata di Battaglia ad Angelucci nella quale l’assessore lamenta l’ingiustizia di un articolo apparso su Libero. Successivamente, su indicazione dell’Angelucci, il vice-direttore di Libero chiama Battaglia e gli offre la possibilità di controbattere. Questo episodio in particolare non ha rilevanza penale ma denota la capacità di infiltrazione dell’Angelucci nella politica sanitaria laziale… ».
È da credere, possiamo star sicuri, che telefonate di questo tipo con Emma Bonino non ci sarebbero state, né ci saranno. E dunque, ecco che si cerca di correre ai ripari. Come si sa, come si può. E il modo è quello riassunto nella frase inglese: “When the shit hits the fan”. Si cerca di gettare fango nel ventilatore: nella speranza che schizzi e sporchi tutti.
Allora, cominciamo col dire che la sanità assorbe in Lazio qualcosa come circa 11 miliardi di euro, l’80 per cento del bilancio regionale: un mondo fatto di ospedali religiosi, cliniche private, centri universitari, strutture accreditate, laboratori di analisi e riabilitazione; migliaia di ammalati, di loro famiglie e di dipendenti da gestire: soldi, clientele. Una “torta” enorme, come rivela la quantità di scandali, inchieste e arresti di cui periodicamente si viene a conoscenza. Bonino presidente della regione Lazio è dire “basta” a questa fittissima ragnatela di interessi consolidati, lo stesso mondo di “Lady Asl”, quell’Anna Iannuzzi protagonista di uno dei più grandi scandali della sanità in Lazio; e che ha prodotto un buco di nove miliardi di debito che ancor oggi stiamo pagando.
L’ex assessore alla sanità Augusto Battaglia, che per aver “osato” contrastare gli affari della famiglia Angelucci, dopo un lungo braccio di ferro si vide revocata la delega e rimosso, oggi non nasconde la sua inquietudine: «Vedo troppi vecchi squali della sanità aggirarsi attorno alla candidata del centrodestra»; e si capisce meglio il perché degli attacchi mossi a Emma Bonino, e per conto di chi sono mossi.
Maria Antonietta Farina Coscioni
Europa
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