Parto, in corso sperimentazione nuova metodica per limitare traumi e dolori
ROMA – Per tutte le donne che a causa di patologie non possono sottoporsi all’analgesia epidurale, oppure semplicemente preferiscono un’alternativa all’iniezione nella colonna vertebrale, c’è la possibilità di ricorrere ad un’endovenosa d’oppio. Lo riferisce Maria Antonietta Farina Coscioni, parlamentare radicale iscritta al gruppo del Pd, nell’interrogazione presentata il 30 marzo scorso alla Camera.
La prima ad aver sperimentato questo metodo è stata la figlia della direttrice del reparto anestesia della maternità dell’ospedale di Careggi di Firenze dove è in corso il progetto pilota. La sperimentazione è incentrata sul Renifentanil, un oppioide di ultima generazione: somministrato per via endovenosa, agisce a livello cerebrale sui recettori del dolore, elevandone temporaneamente la soglia di sopportazione da parte delle partorienti: una metodologia più soft dell’analgesia epidurale che inibisce la sofferenza intervenendo direttamente sul sistema nervoso. Vengono così risolti i problemi legati all’utilizzo degli oppioidi, e cioè quello degli effetti collaterali negativi sul bambino, perché il Renifentanil ha un impatto lieve anche sul metabolismo della donna, e dunque – si legge nell’interrogazione – tali rischi sono evitati. La sperimentazione, condotta finora su oltre mille pazienti e pubblicata su importanti riviste del settore, ha riscosso un elevato gradimento da parte delle donne che vi si sono sottoposte. Circa l’87 per cento delle neomamme ha giudicato molto positivo l’esito di questa esperienza. La parlamentare alla luce di ciò, ha quindi chiesto al ministro della Salute, Ferruccio Fazio, di acquisire tutta la documentazione in merito e, successivamente, suggerire e comunque informare le strutture sanitarie e ospedaliere di tutto il Paese “al fine di favorire la pratica di questa nuova metodica che consente di evitare – o comunque limitare – traumi e dolori provocati dal parto”. (dp)
(7 aprile 2010)
Fonte: SuperAbile
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