intervista a Maria Antonietta Farina Coscioni su Left

Onorevole Coscioni, il Tar della Lombardia ha bocciato come “illegittima” la disciplina varata nei 2008 dalla giunta Formigoni perché li termine fissato delle 22 settimane contrasta con la legge la 194 sull’aborto. Il presidente della Regione Lombardia ha commentata «Questa sentenza è antiscientifica». Che dire?

 Il commento del presidente della Regione Lombardia è ridicolo e neppure da prendere in considerazione. Roberto Formigoni non credo abbia alcun titolo per stabilire quello che è o non è scientifico. La sentenza comunque stabilisce non tanto la scientificità della “disciplina” Formigoni, quanto il fatto che ha prevaricato i suoi compiti e funzioni. Non è materia che debba e possa essere disciplinata dalle Regioni ma dallo Stato. 

 

Ignorante anche della tradizione cattolica di seppellire i feti abortiti in terra sconsacrata. Il presidente Formigoni gli fa il funerale con tutti i crismi. Cosa è accaduto in Lombardia? Ci sono altre Regioni che ne seguono l`esempio?

Anche il “nuovo” Piemonte del leghista Roberto Cota, se non sbaglio, segue la strada formigoniana. Speculazione? Demagogia? In Lombardia, a ogni modo, è stata sistematicamente occupatala sanità, militarmente vorrei dire, da parte di Comunione e liberazione e del suo braccio economico, la Compagnia delle opere. E la sanità, è noto, costituisce un lucrosissimo affare: cliniche e ospedali devono soggiacere ai diktat di Comunione e liberazione, come documenta il libro La lobby di Dio (Chiarelettere), di Ferruccio Pinotti, un giornalista peraltro cattolico. Lettura illuminante (vedi left N.46/2010) su quello che accade in Lombardia, e non solo in quella Regione. 

 

La neonatologia ha dimostrato scientificamente che solo dalle 24 settimane il feto ha possibilità di vita autonoma. (La Carta di Firenze dice addirittura da 25 settimane). Perché la sinistra e le forze politiche progressiste stentano a fare proprie le acquisizioni della scienza lasciando che si continui a dare dell’assassina a chi abortisce?

Bella domanda. Però riguarda il Pd, e se si vuole Di Pietro e Vendola, non certo noi Radicali, che abbiamo promosso e animiamo un’associazione, la ‘Luca Coscioni’, che ha per suo obiettivo e ragione costitutiva la libertà di ricerca. Ricordo che il nostro slogan-programma è: “Dal corpo del malato al cuore della politica”, e questo significa appunto che crediamo che i cosiddetti temi scientifici, al pari di quelli che oggi si dicono etici, siano questioni sociali. Siamo anche gli unici ad aver organizzato due congressi mondiali, proprio per rendere “politici e sociali” queste questioni. 

 

Per Mimesis sono appena usciti gli Atti del secondo congresso mondiale per la libertà di ricerca scientifica che avete organizzato al Parlamento europeo. Anche in base a quell’iniziativa di respiro internazionale, cosa pensa di certi media italiani che trasmettono servizi per dire che il feto in utero ci vede e che il feto di pecora sogna? Per non parlare poi dei casi di risveglio dal coma che sulla stampa vengono contrabbandati per miracolosi risvegli da stati vegetativi permanenti?

 I danni che determina questo modo di procedere sono sotto gli occhi di tutti. La sistematica e pervicace disinformazione fa sì che queste questioni, che sono in realtà semplicissime e comprensibili da tutti, diventino ostiche. Lo abbiamo visto anche in occasione del referendum sulla legge 40 in materia di fecondazione assistita però potrei fare tantissimi altri esempi. Ma del resto, per tornare al caso Lombardia di cui parlavamo prima, si lascia che in certi ospedali siano affissi manifesti del sedicente Movimento della vita, dove si fa vedere un feto con fattezze ormai umane e la scritta: “Mamma, non uccidermi” Ecco, se questa è la semina, il raccolto non può che essere quello che è. Il problema fondamentale è garantire e tutelare la volontà del paziente, dell’interessato; che al contrario è quotidianamente minacciata e pregiudicata.

 

Nel Libro bianco stilato dal sottosegretario alla Salute Roccella, si equiparano gli stati vegetativi a una grave disabilità. Cosa ne pensa?

L’educazione e il buon gusto mi impediscono di dire cosa penso delle esternazioni e delle iniziative del sottosegretario Eugenia Roccella. Sono un quotidiano insulto all’intelligenza. Francamente mi riesce incomprensibile capire la ragione perla quale con una furia sistematica demolisce tutto quello che ha caratterizzato e “segnato” i suoi primi vent’anni…

 

II Tribunale di Firenze il 12 gennaio ha detto sì al testamento biologico accogliendo il ricorso di un cittadino e sottolineando che la libertà di scegliere a quali trattamenti sottoporsi è garantita dalla Carta. Ma Casini chiede di calendarizzare il voto sul biotestamento. E per il 9 febbraio, anniversario della morte di Eluana, il Consiglio dei ministri ha indetto la Giornata nazionale degli stati vegetativi. Come risponderete?

Posso dire che con le mie compagne e i miei compagni Radicali e dell’Associazione Luca Coscioni, dentro e fuori le istituzioni continueremo a dare battaglia, come abbiamo fatto finora; centuplicheremo i nostri sforzi. Il problema sarà quello di riuscire a coinvolgere i partiti di opposizione ma non solo: anche nel centrodestra ci sono personalità laiche sensibili a questi temi. Penso, per esempio, alla collega Chiara Moroni e ai tanti come lei, che mal sopportano la deriva clericale e vaticana di cui è preda il Pdl o quello che ne resta. Per il 9 febbraio, in particolare, nella sala Mappamondo della Camera dei deputati coni colleghi Livia Turco, Ferruccio Saro, e la stessa Chiara Moroni presenterò il libro Gli ultimi giorni di Eluana (Biblioteca dell’immagine) del professor Amato De Monte e Cinzia Gori che hanno accompagnato Eluana negli attimi finali. Fondamentale riguardo a questa battaglia sarà il ruolo giocato dai mezzi di informazione: è il presupposto fondamentale, una corretta informazione. Non per un caso, noi Radicali, Marco Pannella per primo, siamo preclusi dai programmi di approfondimento politico della Rai e di Mediaset. Se la ricorda l’ultima volta che ha visto Pannella a ‘Porta a porta’ o a ‘Ballarò’?

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