Fine vita/2. Si riparte dal testo Calabrò

«La Costituzione, più volte e da tutti gli interventi richiamata, stabilisce un sistema bicamerale (articolo 55). Ciò significa anche che il lavoro svolto da una delle due componenti non può essere disatteso o ignorato dall’altra». È partito così, ieri, in Commissione Affari sociali della Camera il discorso con cui Domenico Di Virgilio, relatore Pdl per la legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento ha chiuso la fase dell’esame delle proposte e avviato quella del lavoro su un unico testo.

E così già dalle prime battute è stato chiaro a tutti quale era la scelta di Di Virgilio: ripartire dal testo Calabrò, già approvato dal Senato. «Non si può non tener conto del lungo e fattivo lavoro svolto su questo tema dal Senato, che ha portato alla approvazione del testo trasmesso alla Camera, che, insieme a tutte le altre proposte di legge, è stato esaminato dalla Commissione», ha detto. Per poi concludere che in base a considerazioni «razionali e sostenute da basi scientifiche, scevre da condizionamenti ideologici e fideistici» ha maturato la convinzione, «che non pretendo certo sia da tutti condivisa», che il testo base da cui partire «è quello trasmesso dal Senato». Di Virgilio «però» ha voluto «chiaramente sottolineare» che «proporrà degli emendamenti che mirino a migliorarlo, anche sulla base di quanto ha ascoltato nel corso dell’esame preliminare e delle audizioni».

Quali emendamenti?

Il suo discorso tuttavia lascia intuire che sui due punti caldi della questione, alimentazione e idtratazione da un lato e obbligo per i medici dall’altro, la sua posizione non si distacca da quella della legge Calabrò. Ha infatti detto Di Virgilio che «idratazione e nutrizione, anche artificiali, sono sempre da considerare sostegni vitali, anche ove richiedano tecniche sofisticate per essere adeguatamente attuate. E nelle DAT non si può chiedere la sospensione dell’idratazione ed alimentazione artificiale, perché ciò equivarrebbe a morire non per la storia naturale della malattia da cui si è afflitti, ma per fame e per sete, e quindi ciò equivarrebbe ad introdurre l’eutanasia ed il suicidio assistito nel nostro sistema». Sul secondo punto ha sottolineato che «la DAT, che nel testo che è stato approvato con equilibrio e saggezza dal Comitato nazionale per la bioetica, è definita «non vincolante per il medico», appare la via giusta da percorrere».

Le reazioni

Livia Turco (Pd) ha detto che si sarebbe aspettata «un nuovo testo, mediante l’istituzione di un Comitato ristretto. Questa scelta, infatti, avrebbe consentito un confronto più franco e informale tra le diverse posizioni presenti in entrambi gli schieramenti» e che «la scelta di adottare come testo base il progetto di legge trasmesso dal Senato, ponendosi in stridente contraddizione col percorso seguito sin qui dalla Commissione, induce tutto il suo gruppo a votare contro la proposta del relatore».

Maria Antonietta Farina Coscioni (Pd) ha accusato Di Virgilio «militarmente, a colpi di maggioranza e di ipocrisia» di non aver «tenuto nel minimo conto quanto è emerso nell’ambito del dibattito e che il testo che ha proposto di adottare come testo base in nulla è variato rispetto all’inaccettabile testo «etico» elaborato e approvato dal Senato».

Paola Binetti (Pd) ha spiegato che pur condividendo i contenuti del progetto di legge trasmesso dal Senato, che in principio sarebbe stata disponibile ad adottare come testo base, «ritiene che una simile decisione si porrebbe ora in contrasto con il lavoro di discussione e di approfondimento sin qui svolto dalla Commissione» e che «la costituzione di un Comitato ristretto al fine di elaborare un nuovo testo avrebbe consentito un grado maggiore di condivisione e un esame più approfondito». E ha votato contro.

L’unico spiraglio possibilsta, da parte dell’opposizione, è arrivato da Ileana Argentin (Pd) che «giudica decisamente deludente la proposta del relatore ma auspica, comunque, che si possano predisporre emendamenti bipartisan al fine di migliorare il testo».

di Sara De Carli

Fonte: Vita.it

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