Due vaccini contro Ebola. Quando la sperimentazione animale serve

La notizia buona è che possiamo fermare Ebola. La notizia meno buona è che stiamo parlando di scimmie. Un gruppo di ricerca dell’Università del Texas è infatti riuscito a mettere a punto, non uno, ma addirittura due vaccini in grado di bloccare rapidamente, e con una sola dose, l’infezione da ceppo Makona, la versione più letale del virus che nell’Africa occidentale ha già provocato in un solo anno quasi diecimila decessi. Non è la prima volta che un vaccino riesce a ridurre la quantità di virus Ebola presente nel sangue di un primate non umano, ma nessuno aveva mostrato finora una efficacia così evidente contro il ceppo Makona.

Il test dei due vaccini, definiti di seconda generazione, è stato condotto su dieci macachi della specie Rhesus, di cui soltanto otto vaccinati con uno dei due preparati. Dopo 28 giorni dalla vaccinazione, tutti gli animali sono stati esposti al ceppo Macona del virus Ebola. I macachi non vaccinati sono entrambi deceduti nel giro di otto giorni, mentre nessuno degli animali trattati ha mostrato segni evidenti di malattia.

Non è detto, ovviamente, che i due vaccini testati sui macachi si rivelino efficaci anche sugli esseri umani, ma la ricerca di Thomas W. Geisbert e colleghi, descritta nell’ultimo numero della rivista Nature, potrebbe a questo punto indicare il filone più interessante da seguire per lo sviluppo di vaccini in grado di proteggere la popolazione dell’Africa occidentale da quella che, al momento, sembra una epidemia impossibile da combattere e difficile da contenere.

Quello che lo studio non dice, ma su cui varrebbe la pena riflettere, è il ruolo della sperimentazione animale nella ricerca scientifica. Può disturbarci o meno, ma senza i test sui macachi Rhesus il team di Geisbert non sarebbe mai riuscito a trovare il modo di fermare, almeno nelle scimmie, un virus come Ebola. Si tratta soltanto di un primo passo, lo abbiamo detto, ma è anche l’unico in grado di portarci al secondo, passando cioè dai macachi agli esseri umani. Giusto dunque pretendere, quando si tratta di animali da laboratorio, controlli, trasparenza e il rispetto, rigoroso, di protocolli internazionali che già esistono. Ma altrettanto giusto evitare di confondere l’abuso inaccettabile con l’uso indispensabile. A quale categoria appartengono le scimmie del Texas? In Sierra Leone sanno tutti cosa rispondere.

Luca Landò

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