CASO ENGLARO: IN ATTESA DELL’UTLIMA PAROLA DELLA CASSAZIONE

I giudici costituzionali hanno ritenuto che le richieste di annullare la sentenza della Corte di Cassazione e il provvedimento della magistratura milanese di tre mesi fa non abbiano i presupposti per essere esaminate dalla Consulta. Nei due ricorsi, Camera e Senato sostenevano che l’autorità giudiziaria avrebbe esercitato le attribuzioni proprie del potere legislativo o, comunque, avrebbe interferito con tale potere, stabilendo termini e condizioni per l’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione artificiale che mantengono in vita Eluana. In mancanza di una legge sulla materia, la magistratura – a detta del Parlamento – avrebbe colmato il vuoto «mediante un’attività che assume sostanzialmente i connotati di vera e propria attività di produzione normativa».

Intanto sempre nella mattinata di ieri la prima Corte d’Appello civile, presieduta da Flavio Lapertosa, ha deciso per il non luogo a provvedere sulla richiesta della Procura Generale di sospendere l’esecutività del decreto con cui, lo scorso luglio, Beppino Englaro, il padre di Eluana, era stato autorizzato a sospendere l’alimentazione e l’idratazione artificiali che tengono in vita la figlia, in stato vegetativo permanente dal gennaio 1992.

Dopo tale decisione il padre di Eluana, Beppino Englaro, ha confermato di non avere alcuna intenzione di interrompere il trattamento vitale fino a quando non ci sarà una pronuncia definitiva della Cassazione. Anche perché, come ha sottolineato il legale di Englaro, il prof. Vittorio Angiolini, “non ha potuto eseguire il provvedimento nei modi dovuti, per l’atteggiamento di rifiuto tenuto dalla Regione Lombardia e, a questo proposito, si è riservato di fare qualsiasi azione contro la stessa Regione. Lo abbiamo messo a verbale”.

Sugli ultimi sviluppi del caso si pronunciata anche on. Maria Antonietta Farina Coscioni, per la quale “la decisione di ritenere inammissibili i ricorsi che la maggioranza ha letteralmente imposto alla Camera e al Senato, era l’unica che si doveva e poteva prendere”. “La Corte Costituzionale, come ieri la Corte di Cassazione e la Corte di appello di Milano si sono pronunciati – ha detto la co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni – in modo inequivocabile; ora tocca a noi, in Parlamento assicurare una buona legge sul testamento biologico, che garantisca innanzitutto il rispetto della volontà e della dignità del malato. Questo è sempre stato il nostro obiettivo, per questo abbiamo lottato, su questo proseguirà irriducibile il nostro impegno”.

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