UNA SENTENZA CHE DIVIDE L’ITALIA

Contro la pietra miliare della sentenza della Corte di cassazione sul caso di Eluana Englaro, si infrangono le vecchie categorie politiche di destra e sinistra. Sono proprio due diverse, se non diametralmente opposte, concezioni della vita a confrontarsi questa volta e non rientrano di certo nel recinto delle attuali coalizioni. E anche se c`è una prevalenza nel centrodestra di contrari all`introduzione dell`eutanasia di stato per via giudiziale, non sembra proprio essere questo il punto della questione. La vita va difesa comunque oppure è vita soltanto nel pieno delle facoltà fisiche e mentali? E questa l`alternativa secca in cui si muovono le reazioni pubbliche al dispositivo della Cassazione. Solo così si spiega l`incredibile coesistenza delle parole del papà di Eluana per il quale la sentenza «è la prova che viviamo in uno stato di diritto» con le reazioni dei portatori della altra concezione di vita, generalmente di formazione cristiana e cattolica, per cui staccare il sondino dell`alimentazione diventa «un omicidio» o «una vera e propria esecuzione». Nel bailamme che si è scatenato ieri sono spiccate le parole di due donne, una del Pd e l`altra del Pdl: Maria Antonietta Coscioni e Eugenia Roccella, emblemi delle due idee di vita. La deputata radicale e presidente dell`Associazione Luca Coscioni ha detto che i giudici della Corte di Cassazione hanno evidentemente deliberato «secondo scienza e coscienza». Tanto più che i giudici della Cassazione hanno dimostrato di essere in sintonia con la maggioranza «se è vero che oltre l`80 per cento degli interpellati sostiene che è favorevole alla richiesta di interruzione di cure, quando si presentano casi come quelli di Eluana». Lo dice anche la Costituzione, ha continuato la Coscioni, «che la vita umana in quanto tale è libera e che la volontà del paziente è preminente e va sempre garantita e tutelata». La violenza per la deputata radicale è stata esercitata nei confronti dei famigliari di Eluana: «una incredibile violenza e contro i quali si sono usati termini e toni terrificanti. Si è parlato di omicidio, si è lasciato credere che Eluana sarebbe stata lasciata morire di fame e di sete, mentre staccare il sondino che la alimenta significa consentire che si possa spegnere senza soffrire, un dato ampiamente provato scíentíficamente». Infine, la richiesta di una buona legge sul testamento biologico («ispirata, dunque, a criteri diversi da quelli espressi dalla maggioranza del Pdl»). Il sottosegretario al welfare con delega ai temi etici già portavoce del Family day, invece, sottolinea subito il fatto che Eluana è la prima cittadina italiana che morirà per sentenza della magistratura. «Quando morì Terry Schiavo, in Italia tutti gli esperti dissero che quanto era accaduto negli Usa non poteva succedere da noi», ha ricordato, «e così invece non è stato. Anche per Terry fu necessario ricostruire le sue volontà, come per Eluana». Però, dal punto di vista della Roccella non tutto è compromesso: «Non c`è nessuna possibilità di intervento da parte del governo», ma anche «nessun obbligo di applicazione della sentenza». «Il rifiuto della Cassazione», ha detto Roccella, «è la risposta alla sentenza della Corte di Appello: non c`è quindi un obbligo di applicazione. Il padre ha vinto la sua battaglia ma oggi potrebbe decidere di ripensarci. Ora è in gioco la responsabilità personale di chi è interpellato. Possiamo ora appellarci alla responsabilità personale di tutti quanti sono coinvolti. Non è un servizio che bisogna offrire o un obbligo imposto dal giudice. Regioni, medici e direttori sanitari e medici di Eluana, tutto viene rimesso alla resposabilità personale. Invito quindi alla cautela», ha concluiso la Roccella, «da parte del governo non ci può essere un veto».

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