Stamina, fuori la verità «Ora Lorenzin faccia chiarezza»
La domanda che ci dobbiamo porre è: com’è possibile che sia accaduto quello che non è esagerato definire una gigantesca manipolazione dei fatti? Si può ben comprendere il dolore di famiglie disperate perché persone care soffrono, condannate da mali crudeli; ma questo non può e non deve giustificare le pretestuose speculazioni cui assistiamo.
Sul «caso Stamina» la comunità scientifica internazionale si è espressa in termini inequivocabili. La procura di Torino definisce la Stamina Foundation «una Onlus che cercava solo di far soldi sui malati terminali». Chi ha seguito la vicenda ha appreso di un network di laboratori e società commerciali, sparsi tra Svizzera, San Marino, Messico, Hong Kong; il procuratore Guariniello raccoglie le strazianti testimonianze di genitori che hanno pagato migliaia di euro confidando nel miracolo di una guarigione impossibile.
Il professor Michele De Luca che guida il centro di medicina rigenerativa Stefano Ferrari di Modena definisce Stamina «un presunto metodo che non ha alcuna valenza scientifica e terapeutica. Ci si sta approfittando della disperazione delle famiglie dei malati gravi, infischiandosene dei limiti e delle regole della scienza».
Quello che è grave è che le istituzioni, la politica, hanno assistito, sostanzialmente inerti, delegando, ancora una volta, alla magistratura i compiti che sono suoi. Ora si attende che il giudice risolva i problemi che la politica ha creato, e disinneschi in qualche modo questa bomba, che – quale che sia la fine di questa penosa storia – avrà effetti comunque devastanti.
A questo punto, è utile ripercorrere alcuni passaggi della vicenda.
A RITROSO
Due anni fa, il 28 settembre 2011 gli Spedali Civili di Brescia e la Stamina Foundation Onlus di Davide Vannoni si accordano definitivamente al fine di «produrre linee cellulari staminali adulte di tipo mesenchimale/stromale per utilizzo autologo o eterologo da utilizzare nell’ambito della medicina rigenerativa» nel Laboratorio Cellule Staminali della struttura. Del giorno successivo, il 29 settembre, sono le prime due autorizzazioni al trattamento, per i pazienti M.L.G. e C.C.M. affetti da atrofia muscolare spinale. Verosimilmente le iniziali del primo coincidono con quelle del Signor Merlino Luca Giuseppe, attuale direttore vicario della direzione generale salute della regione Lombardia, il cui donatore aveva fornito le proprie «cellule» il giorno prima dell’autorizzazione e il Comitato etico aveva espresso il parere favorevole già il 6 settembre, cioè prima della conclusione dell’accordo con Stamina…
Nel maggio del 2012 l’Agenzia del farmaco (AIFA), a seguito delle indagini dei NAS, sentito il Ministero della Salute dispone il divieto di produrre e somministrare cellule staminali agli Spedali civili di Brescia. Ordinanza impugnata, i tribunali di Brescia e Venezia danno il via libera a Vannoni. Si arriva al 25 marzo 2013 – a Parlamento appena rinnovato e Commissioni di merito non ancora costituite – quando il ministro della Salute Balduzzi con decreto di urgenza autorizza la prosecuzione del trattamento a quei pazienti che già vi sono sottoposti. Il 2 maggio 2013 il neo ministro della Salute Lorenzin convoca una prima riunione su Stamina con rappresentanti di Ministero, AIFA, Istituto Superiore Sanità, Centro Nazionale Trapianti, Gabinetto e segreteria scientifica dell’ex Ministro Balduzzi. Vuole essere informata sullo stato della terapia, la normativa esistente e l’iter seguito dal governo precedente.
Tredici giorni dopo, la commissione Affari Sociali della Camera avvia una indagine conoscitiva e dal Parlamento nonostante il lavoro allarmante di Guariniello, dei NAS, del CNT, dell’Iss e della messa in stato d’accusa di Stamina, datati 2012, con la comunità scientifica nazionale e internazionale contraria, viene convertito in legge il decreto che prevede l’avvio di una sperimentazione clinica allargata anche a casi non oggetto di provvedimento dell’autorità giudiziaria, di impiego di medicinali per terapie avanzate preparati su base non ripetitiva con uso di cellule staminali mesenchimali (si tratta solo del «caso Stamina»).
Una «sperimentazione» assolutamente anomala, «condotta anche in deroga alla disciplina vigente»: l’Italia rischia di eliminare drasticamente tutte le regole scientifiche che sono state sempre ritenute necessarie. Nelle settimane successive si assiste a una lunga serie di riunioni e consultazioni promosse dal Ministero della Salute e infine il 1 luglio il ministro Lorenzin comunica la nomina del Comitato Scientifico della sperimentazione. A questo punto si assiste a un vero e proprio boicottaggio da parte di Vannoni, che diserta le convocazioni, non fornisce la documentazione completa richiesta e infine contesta il Comitato scientifico che all’unanimità esprime un parere negativo sul metodo.
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Il resto è storia nota: il Tar, con una sua discutibile sentenza, riapre il caso; e a questo punto si attende l’esito del pronunciamento della seconda commissione nominata dal ministro della Salute. Nel frattempo, polemiche, contestazioni e recriminazioni divampano. Trasmissioni televisive danno spazio a improvvisati esperti che accusano di voler impedire la speranza per i malati, e un trattamento inefficace e forse perfino dannoso si continua a spacciarlo come miracoloso.
Il ministro Lorenzin a questo punto potrebbe liberare dall’accordo di riservatezza i membri del primo comitato (quello bocciato dal Tar) e soprattutto rendere pubblico integralmente il loro lavoro; così come il protocollo Vannoni, affinché possa essere da tutti valutato. Se si ripercorrono con attenzione tutte le fasi della vicenda, ci si rende conto che quasi tutte quelle che oggi vengono date per «notizie» e «rivelazioni», in realtà non lo sono affatto: chi doveva sapere, ministri, politici, esperti, sapeva, era già nella condizione di intervenire.
Perché pur disponendo di tutte le informazioni necessarie, non è intervenuto? Perché il Parlamento non ha fino ad ora disposto una Commissione d’inchiesta sul caso Stamina che possa operare con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria? Cosa non si vuole o non si deve scoprire? Cosa si vuole nascondere su una materia di pubblico interesse come il caso Stamina?
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