Sperimentazione sugli animali, quel decreto è un pasticcio
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto legislativo che recepisce la Direttiva europea sulla sperimentazione animale, tesa ad armonizzare le legislazioni EU su un problema economicamente ed eticamente sensibile. Non stupisce, quindi, che questa sia stata il risultato di un complesso negoziato tra tutti i soggetti interessati, mondo della ricerca, associazioni veterinarie, animaliste, dei pazienti, agenzie di finanziamento della ricerca. Il nuovo sistema normativo mira a garantire qualità della ricerca, benessere animale, informazione e consenso della pubblica opinione; attraverso il principio delle 3R (Replacement/sostituzione, Reduction/riduzione, Refinement/affinamento), promuove una progressiva riduzione e sostituzione, con metodi alternativi, dell’uso degli animali ed il miglioramento di quelli oggi in uso nel loro trattamento.
Il decreto approvato dal Governo, temiamo inconsapevolmente, va in direzione opposta ed è caratterizzato da una esuberanza di divieti che riguardano l’uso degli animali per ricerche su tossicodipendenza, e per quell’insieme di approcci indicati con il nome generale di xenotrapianti (cioè trapianti di cellule o organi da animale ad uomo e viceversa), di uso comune per lo studio dei trapianti d’organo, per lo sviluppo di nuove valvole cardiache, in oncologia sperimentale, per citare gli esempi più comuni. Questi divieti entreranno in vigore il 1 gennaio 2017, ma entro il 30 giugno 2016 si dovrà accertare l’effettiva disponibilità dei cosiddetti “metodi alternativi”. L’importanza di tali filoni di ricerca è evidente se si pensa, ad esempio, come le moderne terapie antitumorali, a causa della variabilità del comportamento dei tumori in pazienti diversi, mirino ad una crescente “personalizzazione” della cura, grazie al trapianto di genoma di malati oncologici su topi nei quali si induce lo stesso tumore, ed al successivo trasferimento sul paziente dei risultati della terapia rivelatasi più efficace nel modello animale. Sostenere di poter sperimentare sui trapianti d’organo e dipendenza fisica e psicologica dalle droghe su delle fettine di tessuto cardiaco o cerebrale, o prevedere l’effetto di terapie oncologiche su una piccola popolazione di cellule in vitro, evidenzia la prospettiva illusoria lungo la quale si muove la ricerca dei cosiddetti metodi alternativi.
Il decreto impone norme cautelari speciali per l’uso degli animali geneticamente modificati, che provocherà arbitrarietà di interpretazione e limitazione nello sviluppo di modelli animali cruciali per lo studio di malattie oncologiche, degenerative, neurologiche; la proibizione di procedure che non prevedano l’anestesia, che limiterà la ricerca sull’origine e natura del dolore, ma anche su ictus, ed infarto cardiaco; la limitazione del riutilizzo degli animali, che comporterà un aumento del loro uso, in violazione al principio della riduzione. Il decreto abbonda di norme speciali (ben 5 articoli ad hoc!) sui primati non umani (scimmie), tutte di esclusiva inutilità. Il risultato è un pasticciaccio brutto su un argomento che il legislatore mostra di ignorare del tutto, ma che condizionerà significativamente l’uso di una specie a noi evolutivamente vicina per la ricerca di base ed applicata in settori delicatissimi per la fisiologia e patologia umana.
Il decreto del Governo colpisce al cuore anche la formazione di quei giovani ricercatori che costituiscono a tutt’oggi il “capitale umano” principale delle discipline biomediche, cioè i laureati in Scienze biologiche, naturali, farmaceutiche, biotecnologie, psicologia sperimentale, etc, poiché confina l’uso degli animali alla formazione di medici e veterinari, contrariamente alla direttiva EU, che alla formazione dedica primaria importanza. Infine, il divieto di allevare cani, gatti e primati non-umani destinati alla ricerca scientifica, comporterà un deciso aumento dei costi d’acquisto e dipendenza dall’estero, peggiorerà il benessere degli animali, e renderà impossibili molte ricerche, quali quelle sullo sviluppo pre- e post-natale e sulle sue gravissime patologie.
L’art 2 della direttiva europea, sul piano formale, vieta ai paesi membri di applicare legislazioni più restrittive di quelle enunciate nella direttiva stessa, sul piano sostanziale promuove il principio delle 3R. Il decreto legislativo del Governo viola nella forma e nella sostanza la direttiva EU e colpisce al cuore la ricerca italiana in settori di eccellenza. Esso viola la libertà di ricerca, sancita dalla Costituzione e costerà all’Italia una sicura procedura di infrazione da parte della EU. Per tutto ciò, a nome dei 13 mila firmatari dell’appello www.salvalasperimentazioneanimale.it, ci appelliamo al Presidente della Repubblica, perché non lo firmi.
*ordinario di Fisiologia umana SAPIENZA Università di Roma
** Parlamentare radicale dal 2008 al 2013
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