“Prima del funerale dei feti, puntare a prevenire gli aborti”
“Si chiede di sapere se il Ministri intendano svolgere una indagine presso l’azienda ospedaliera di Cremona e della regione Lombardia al fine di verificare l’eventuale violazione delle norme di legge, prendere gli opportuni provvedimenti e ripristinare i diritti previsti dalla normativa di riferimento”. Questo il dispositivo dell’interrogazione presentata ieri l’altro in Parlamento da Maria Antonietta Farina Coscioni, deputata radicale e co-Presidente “Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica”. L’atto prende spunto dalla convenzione stipulata dall’amministrazione comunale per la sepoltura dei feti.
“Se tale accordo affidasse a terzi privati l’esclusività di operazioni così delicate – si legge tra le premesse -, contemplando cerimonie e riti non previsti dalle norme di legge senza avere il consenso esplicito degli interessati, ciò sarebbe fortemente lesivo del diritto di libertà di scelta dei cittadini e della laicità dell’Istituzione Comune”. Prosegue la deputata radicale: “A giudizio degli interroganti tutto ciò costituisce un’evidente anomalia circa il regime di esclusività che la citata associazione detiene rispetto alle richieste da inoltrare alla unità sanitaria locale ed al servizio di prelievo e trasporto per il seppellimento del feto”. “Inoltre – aggiunge – l’articolo 1 della convenzione delega alla sola associazione il servizio di prelievo, trasporto e sepoltura dei feti. In tal modo gli aventi diritto alla richiesta non sembra possano avvalersi di altra distinta organizzazione al fine di dare sepoltura al feto né sembra essere possibile avvalersi della facoltà di inoltrare direttamente e personalmente la richiesta all’unità sanitaria locale, detenendo l’associazione «Difendere la vita con Maria» un monopolio ingiustificato di tali adempimenti”.
Infine, scrive la parlamentare, “esiste un chiaro nesso causale tra la presenza di associazioni antiabortiste e le convenzioni con esse stipulate da parte delle strutture del servizio sanitario nazionale quali le associazioni «Difendere la vita con Maria», e l’altissima percentuale di medici obiettori. La situazione «ambientale» venutasi a creare all’interno delle aziende sanitarie lombarde, fondata anche sulla stipulazione di convenzioni quale quella in oggetto, rende pressoché impossibile la corretta applicazione della legge n. 194 del 1978”.
Commenta il leader dei Radicali cremonesi Sergio Ravelli: “Denunciamo quella che è a tutti gli effetti una vergognosa speculazione, un’inaccettabile violenza nei confronti delle donne. La regione Lombardia ha approvato una normativa in aperto conflitto con quella nazionale e col decreto successivamente varato dal presidente della Repubblica. E’ una situazione che abbiamo denunciato a livello parlamentare e che denunceremo in ogni altra sede politica e giudiziaria, nella convinzione che si tratta di un clamoroso conflitto tra normativa nazionale e legislazione regionale”.
La Cronaca di Cremona
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