POLIGONI CAPO TEULADA E QUIRRA, RADICALI E PDM: CONCLUSE VISITE, SERVE MAGGIORE TRASPARENZA SULLE ATTIVITA’ SVOLTE E IMMEDIATI AIUTI ECONOMICI ALLE IMPRESE LOCALI

“È stata una “due giorni” intensa e particolarmente interessante sotto ogni aspetto, che ci ha permesso di conoscere direttamente le attività militari e istituzionali svolte nei poligoni e quindi di apprendere che mentre presso il poligono di Capo Teulada si svolgono solo esercitazioni e addestramenti con armi convenzionali, presso quello di Perdasdefogu-Salto di Quirra sono avvenute fino allo scorso mese di maggio, anche sperimentazioni e test sui sistemi d’arma prodotti da numerose industrie e aziende della difesa.

A prescindere dalla differenza dei due siti visitati, abbiamo potuto constatare che le informazioni forniteci sulle attività istituzionali e le risposte date ai nostri quesiti sono state puntuali ed esaustive rispetto alla mole delle informazioni reperibili da fonti di stampa.

Nel corso delle visite ci sono stati mostrati tutti i luoghi che abbiamo chiesto di vedere e ci è sembrato che a prima vista le aree demaniali su cui insistono i poligoni siano state adeguatamente preservate dal punto di vista ambientale e paesaggistico e, ovviamente a prescindere dalle possibili contaminazioni di sostanze nocive, come quelle che possono esserci in un qualunque altro sito industriale, di cui non sta a noi certo doverne accertare la presenza,  ci è sembrato che vi sia una particolare attenzione alle questioni ambientali.

Riguardo ai materiali rinvenuti nel corso delle indagini della magistratura, e poi da questa posti sotto sequestro, siamo stati informati dal comandante del PISQ che in realtà proverrebbero dalle attività industriali, di bonifica e raccolta rifiuti svolte negli anni passati e che, a causa del tempo trascorso, sarebbero stati interrati. Insomma, materiali momentaneamente accantonati da una parte in attesa di essere smaltiti tra cui, secondo quanto riferitoci dai militari, vi sarebbero anche rifiuti comuni abbandonati dalle popolazioni che vivono nella zona del poligono e che hanno libero accesso a quelle aree che, a differenza di quello di Capo Teulada, non sono recintate.

Inoltre, il comandante del PISQ ci ha informati che il bestiame che alla data del 20 luglio scorso si trovava ancora all’interno dell’area demaniale posta sotto sequestro ora non può uscirne e non può essere macellato e quindi ne il latte ne le carni possono essere vendute o immessi nella catena alimentare, mentre gli animali che sono stati portati fuori dal poligono non possono più rientrarvi. Tuttavia non ci è stato spiegato a chi materialmente siano stati affidati i relativi controlli o se sia compito dei militari far rispettare il provvedimento giudiziale.

Abbiamo appreso del recente avvio di un programma di raccolta e di studio delle informazioni sanitarie riferite a tutto il  personale che negli ultimi 10 anni ha effettuato almeno sei mesi di servizio presso il poligono di Salto di Quirra ma nel contempo ci chiediamo se questa attività di indagine possa essere rivolta, a cura dell’Istituto superiore di sanità, anche verso le popolazioni civili che vivono o hanno vissuto nelle aree interessate dalle attività del poligono.

Tuttavia, a seguito dell’evidente allarme sociale che la questione ormai conosciuta come “sindrome di Quirra” sta generando nelle popolazioni residenti nei comuni interessati dalle servitù militari e nello stesso personale civile e militare della Difesa, non riusciamo a comprendere per quale motivo il Ministro La Russa non sia ancora intervenuto, pubblicamente, magari convocando una conferenza stampa, per chiarire definitivamente l’inesistenza di fattori di rischio e la non pericolosità per l’ambiente e la salute di quelle attività industriali e commerciali che sono state svolte o che possono essere svolte nel poligono di Salto di Quirra, o perché non abbia ancora ritenuto di dover provvedere, magari anche con puntuali denunce alla competente autorità giudiziaria, per arginare la diffusione di notizie come il fatto che nel PISQ sia  stato interrato anche del napalm o siano state usate armi all’uranio impoverito o sistemi altamente inquinanti per l’emissione di radiazioni ionizzanti o di sostanze cancerogene disperse nell’aria che, stando a quanto riferitoci dal comandante del PISQ, non corrisponderebbero alla verità e potrebbero, in ipotesi, essere ritenute false e idonee a procurare ingiustificati allarmi nella popolazione.

Inoltre, non c’è chiaro per quale motivo, viste le rigorose procedure di controllo che ci sono state illustrate, il Ministro della difesa, pur potendolo fare in modo autonomo, non abbia autorizzato l’esercizio di quelle attività industriali e commerciali sulle quali, lo scorso mese di giugno, il Comitato Misto Paritetico ha erspresso il suo parere negativo.

Ciò che ci stupisce, infatti, non è l’autocertificazione della non nocività per l’ambiente e la salute pubblica delle attività industriali e militari e le operazioni di bonifica, di tutela e ripristino ambientale, che vengono effettuate da parte degli utilizzatori del poligono Interforze di Salto di Quirra -e cioè da parte delle industrie e dalla stessa Difesa o eserciti di paesi stranieri- che, siamo certi, siano soggette a rigorosissimi controlli da parte dell’amministrazione militare, ma invero è il fatto che il Ministro della difesa fino ad oggi non abbia reso pubbliche le attività svolte in passato. Fatto questo che, a nostro avviso, contribuisce a dare l’idea di un ministro passivo e soggetto ad altri interessi.

In altre parole ancora non riusciamo a capire se il silenzio di La Russa che viene puntualmente opposto alle pesanti accuse che si leggono sui mezzi di informazione debba essere interpretato come  una ammissione di responsabilità o sia, invece, una conferma che tutte le attività svolte nei poligoni, e in particolare in quello di Salto di Quirra, siano state sempre improntate al massimo rispetto della legislazione vigente in quel momento.

A fronte delle informazioni che ci sono state fornite nel corso delle visite e di quanto fino ad oggi ha reso noto l’autorità giudiziaria che sta svolgendo le indagini sul poligono di Salto di Quirra, appare irrilevante persino quella dichiarazione di massima collaborazione e trasparenza fatta dal Ministro della difesa e dagli stessi vertici militari all’indomani del provvedimento di sequestro preventivo del PISQ.

Quindi, a parte le questioni che riguardano il segreto militare siamo fermamente convinti che il Ministro della difesa abbia ancora molte cose da dire sulle attività che sono state svolte in passato, o di cui ne ha autorizzato lo svolgimento all’interno delle aree dei poligoni sardi fino allo scorso mese di maggio, e su quali siano stati i sistemi collaudati o testati e soprattutto sui loro effetti.

Riteniamo che da parte della Difesa sia doverosa una maggiore chiarezza e trasparenza e soprattutto una costante comunicazione verso i cittadini dei comuni interessati e verso i suoi stessi dipendenti, perché questi hanno il diritto di sapere cosa è accaduto, e cosa sta accadendo, direttamente da chi, gestendo quei poligoni,  gestisce le loro vite.

È comunque chiaro che, a prescindere da quello che potrà essere il futuro dei poligoni, dove è stata accertata l’esistenza di inquinamento ambientale, deve essere immediatamente avviata una campagna di risanamento che non può essere demandata né alla Difesa né, tantomeno, alle aziende che in quei luoghi hanno sperimentato, per i propri interessi economici, i loro sistemi d’arma.

Nel contempo, è quanto mai urgente che siano adottati tutti gli strumenti necessari per garantire gli immediati risarcimenti economici alle aziende agro-pastorali che avevano l’uso di quelle aree ora poste sotto sequestro, nonché ogni possibili, ma concreto, aiuto alle economie locali che a seguito di questa situazione si sono venute a trovare  in forte stato di sofferenza.”

Dichiarazione dei deputati radicali Maurizio Turco, Maria Antonietta Farina Coscioni e del Segretario del Pdm, Luca Marco Comellini.

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