La speranza ferma il digiuno dei malati di Sla
«Davvero poche per chi necessita di assistenza tutto il giorno – aveva dichiarato Usala, che fa parte della Consulta sarda sulla Sla istituita dalla Regione -solo mia moglie, armata di buona volontà ma non di una preparazione specifica, resta con me la notte». I cinque malati – oltre Usala, i sardi Giorgio Pinna e Mauro Serra, Claudio Sabelli e un altro paziente romano avevano inscenato la protesta dal 4 novembre per segnalare la mancanza di un’adeguata assistenza domiciliare, rifiutando il cibo e mettendo così a rischio la loro stessa vita. Un’iniziativa che lo stesso presidente nazionale dell’Associazione dei malati di Sla (la Aisla), Mario Melazzini, aveva dichiarato estremamente pericolosa. «Credo commenta ora Melazzini – che la notizia più bella sia la fine dello sciopero. Come malato, pur comprendendo le ragioni, non ho condiviso il metodo ed ero molto preoccupato, come ho detto anche a Usala, cercando di farlo desistere dal privarsi del cibo e nel contempo assicurandogli il totale impegno dell’Associazione per trovare una soluzione alle esigenze dei malati»,
la decisione di sospendere lo sciopero è arrivata dopo la conferma che oggi la Consulta ministeriale sulle malattie neuromuscolari si riunirà a Roma in seduta straordinaria, come deciso da Fazio, anche per discutere il piano assistenziale elaborato dallo stesso Usala. Pure il presidente regionale dell’associazione, Giuseppe Lo Giudice, si era preoccupato per quanto accadeva dato che c’era il rischio di fenomeni di emulazione. «Come Aisla Sardegna abbiamo detto fin dal primo momento che la validità delle ragioni non veniva messa in discussione ma il metodo era decisamente da respingere. Ci siamo preoccupati dei pazienti in condizioni ancora più gravi di Usala, e della possibile emulazione dei gesto che poteva dar luogo a esiti funesti. Già in altre occasioni malati in fase avanzata, privandosi per uno o due giorni del cibo,. avevano messo a rischio la loro vita. La convocazione del tavolo da parte del governo è la soluzione che da tempo auspicavamo. L’Aisla non ha colorazione politica e non si lascia strumentalizzare dagli opposti schieramenti, per questo ribadisce ancora una volta la propria volontà e disponibilità nel portare avanti una proficua collaborazione con le istituzioni».
Maria Grazia Mosso, volontaria dell’Aisla Sardegna, dal canto suo commenta: «Non entro nel merito delle sofferenze di un malato e rispetto profondamente il dolore dell’uomo, ma vorrei che si imparasse la libertà di sperare in una vita degna di essere vissuta, sempre, in qualunque situazione e condizione, in una vita abbracciata e consolata dall’amore di chi ci sta vicino. Chi ama può desiderare la morte di un suo caro o di se stesso? È giusto che ognuno faccia la propria parte, che le istituzioni affrontino i problemi dei cittadini e di tutti gli ammalati, ma non per questo dobbiamo rinunciare alla nostra battaglia quotidiana».
Sabato scorso la deputata radicale del Pd Maria Antonietta Farina Coscioni, che guida l’omonima associazione, aveva visitato Usala e iniziato uno sciopero della fame parallelo a quello dei malati, un gesto che era stato letto da alcuni come la volontà di “appropriarsi” della vicenda, come già accaduto in passato (con il caso del sardo Giovanni Nuvoli). Ieri peraltro si è saputo che la Coscioni proseguirà la protesta nonostante lo stop deciso ieri da Usala e dai suoi compagni. Da segnalare che sia la Provincia di Cagliari che il Comune di Oristano hanno approvato ordini del giorno per chiedere il miglioramento dell’assistenza ai malati sardi di Sla. Alla riunione straordinaria della Consulta per le malattie neuromuscolari, che si svolgerà oggi a Roma, oltre che di Sla si discuterà anche di altre patologie, rare e non. Sarà un incontro dove non si potrà non parlare di quanto accaduto nell’ultima settimana.
Avvenire
12/11/2009
Roberto Comparetti
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