Intervento di Maria Antonietta Farina Coscioni al Comitato Nazionale di Radicali Italiani 08/10/2011
Io credo che quella che viene chiamata “galassia”, risponda a una logica che appartiene in qualche modo alla storia stessa del Partito: quel partito che non ho vissuto personalmente, ma sul conto del quale ho cercato di documentarmi.
In passato c’erano organizzazioni che di volta in volta si occupavano di specifiche iniziative e tematiche. C’era anche allora una galassia, costituita dalla Lega per l’Istituzione del Divorzio, il Movimento per la Liberazione della Donna, la Lega obiettori di coscienza, e via dicendo… Movimenti, organizzazioni federate al Partito Radicale.
Ora la questione del “pacchetto” che certamente andrà perfezionato, migliorato nel suo complesso, credo assolva per l’essenziale il suo compito; anzi, i suoi compiti. Uno, molto materiale, ma decisamente importante, anche se certamente non quello prioritario, è quello di razionalizzare i servizi. E’ forse banale, ma nella situazione in cui siamo, la questione del “chi paga?” e del “come paga” non può essere elusa.
E’ stato proprio qui con i radicali che ho imparato la fondamentale lezione che le idee camminano sulle gambe delle persone, e che un elemento fondamentale dell’iniziativa politica è costituita anche dal farsi carico del “come fare”, con quali risorse, mezzi.
Da Marco – Marco Pannella – ho imparato l’attenzione non solo all’aspetto diciamo così ideale delle cose, ma anche a quello pratico, e che solo così si riesce a dare corpo e sostanza all’iniziativa politica.
Questo panegirico, per dire che non si tratta di mera questione amministrativa quella di condividere una sede, di aver in comune l’impegno per le spese e via così. Anche questo aspetto, da conto della serva, credo sia “galassia”.
E penso che sia più semplice “buttarla in caciara” sul problema organizzativo del Partito Radicale, piuttosto dire che sulla iniziativa ad esempio IRAQ LIBERO non ci si riconosce … nascondendo in realtà una distanza di obiettivi politici … Quindi c’è l’aspetto peculiare del nostro essere. Quello di inventarci, di creare occasioni e momenti di convergenza e consenso sulle nostre iniziative.
L’istituto della doppia tessera è per noi qualcosa di “naturale”, ma non lo è per tutti;e capisco che vi possa essere chi, militando nel Partito democratico o nel Partito della Libertà o in qualche altro partito, provi una qualche difficoltà ad avere in tasca anche la tessera di radicali italiani.
Un imbarazzo che forse non prova se la tessera è quella del Partito Radicale o di qualche altra organizzazione. Oppure se è interessato a singole iniziative, come la libertà di ricerca scientifica penserà all’Associazione Luca Coscioni, all’abolizione della pena di morte, e quindi a Nessuno tocchi Caino, alla battaglia contro le mutilazioni genitali femminili e quindi Non c’è pace senza giustizia.
Il problema mi pare sia quello che molti radicali sono iscritti agli altri soggetti; ma pochi iscritti ai soggetti sono iscritti anche al Partito Radicale. Si dirà che è il portato naturale delle associazioni tematiche: si aderisce a un obiettivo, non all’intero pacchetto di iniziative radicali.
Credo però che si debba ancora lavorare nella direzione di assicurare sostegno e adesione all’intera galassia da parte delle sue singole componenti. C’è un potenziale che va ancora sfruttato. Il problema è trovare il modo di garantire una sorta di vasi comunicanti tra i vari soggetti. Che non sempre c’è.
E poi un altro aspetto… non penso che si possa dire che, ci si occupa del Partito, quando si fa qualcosa di TRANSNAZIONALE, o si è TRANSNAZIONALI quando ci si muove, in nome e per conto del Partito Radicale … questo non vuol dire OCCUPARSI DEL PARTITO.Ci tenevo a fare chiarezza su questo punto, perché mi pare che ci sia qualche equivoco e non mi pare inutile fugarlo.
Un altro equivoco che mi pare vada chiarito, è relativo alla delegazione dei parlamentari radicali. Vedete, in questa legislatura siamo chiamati a fare i conti con una situazione che in passato non abbiamo mai vissuto.
Non siamo un gruppo parlamentare autonomo, siamo appunto una delegazione all’interno di un altro gruppo parlamentare. Questo significa che a differenza delle passate legislature disponiamo di molti meno mezzi, materiali, economici, e anche di agibilità politica.
E’ una condizione con cui dobbiamo fare i conti tutti i giorni, e tutti i giorni ci inventiamo qualcosa per strappare spazi di agibilità politica. Qualcuno ha detto: cosa si aspetta a fare un gruppo per conto nostro. Lo sappiamo bene che è proprio il ruolo del gruppo parlamentare, come nucleo organizzativo indispensabile al “governo” dei lavori delle Camere, a far quasi scomparire di un passo il deputato singolo.
O meglio che la continua modifiche dei regolamenti di entrambe le Camere abbia progressivamente stratificato l’organizzazione interna potenziando i gruppi e i loro rappresentanti, a discapito del ruolo del parlamentare singolo.
Ed anche andando nel gruppo misto noi potremmo configurarci solo come una componente e gli spazi di agibilità politica sarebbero ancora più ridotti.
Si può fare, ma occorre pensarci bene, prima di compiere questo passo. Perché con l’attuale regolamento parlamentare, non è possibile, non ne abbiamo i numeri, né, al momento 14 parlamentari di altri partiti sembrano intenzionati a raggiungerci e consentirci di raggiungere la soglia numerica richiesta per essere un gruppo autonomo.
Se non ho capito male c’è poi chi ha lamentato una sorta di deficit informativo circa le attività. E’ possibile.
Ma non è possibile fare confronti tra i servizi che offre il Parlamento Europeo e quello italiano. Tant’è che in sede di approvazione dei conti del bilancio della Camera abbiamo chiesto con nostri emendamenti di avere gli stessi servizi che il Parlamento europeo fornisce ai parlamentari.
Detto questo, in questa legislatura spesso ci affidiamo alla buona volontà di compagne e di compagni, e certamente si potrebbe fare di più e meglio di quello che si fa.
Però l’essenziale del nostro fare e del nostro dire, quello che conta e che è significativo, mi pare sia ripreso e riportato quotidianamente non solo dalla “Radio Radicale”, ma anche dai siti radicali.Basta navigare e leggere, si trova facilmente.
Mi avvio alla conclusione.Non ho parlato di testamento biologico, di assistenza, dei mille campi di intervento che ci vedono impegnati, dal carcere e la giustizia, all’ambiente, dall’informazione agli ospedali psichiatrici giudiziari cioè a quella realtà che non dovrebbe essere carceraria, di chi con disturbi psichici commette reato, all’amianto, alla questione delle morti bianche sul lavoro, il diritto dei disabili all’assistenza o il tema delle risorse sanitarie, della sostenibilità che vada affrontato seriamente legandolo realmente al trend demografico e al tema centrale della malattie croniche degenerative che sono la vera sfida a livello globale con l’invecchiamento della popolazione da una parte e il conseguente incremento senza precedenti delle patologie a lungo termine o croniche degenerative.
Credo che queste questioni dovranno interessare il dibattito e il confronto del congresso di radicali italiani di Chianciano.
Credo che in Parlamento, quali che possano essere i dissensi e le polemiche delle colleghe e dei colleghi degli altri gruppi, i radicali si siano saputi conquistare credibilità e viene riconosciuta la capacità di fare e saper fare bene. Abbiamo superato molti ostacoli e difficoltà, e credo che tutti noi siamo consapevoli che molti altri ostacoli e difficoltà incontreremo sul nostro cammino. Ma sono convinta che quello che siamo noi parlamentari all’interno del Palazzo deriva e si nutre anche dell’apporto del partito, delle varie associazioni, cioè della capacità che avete e che avrete di sostenerci e aiutarci. Grazie.
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