Incontro ‘Scienza, Laicità, Religione’
Non è facile spiegare quello che è accaduto e accade in questo paese a tutti gli effetti a sovranità limitata, a una persona che non è italiana, e che le cose italiane non le conosce. Non è facile spiegare per esempio come sia potuto accadere di assistere, nell’ultimo decennio, a un’invasione di campo senza precedenti da parte delle gerarchie ecclesiastiche, e specialmente quando il Parlamento è al lavoro per trovare soluzioni a nuovi problemi emersi nella società. Solo elencare i temi è qualcosa di terrificante: è impedita l’introduzione del divorzio breve, perfino nel caso di coppia consenziente e senza figli; è stata imposta una legge sulla fecondazione assistita –la legge 40/2004- che considera giusto l’impianto di un embrione malato nell’utero della donna, per poi lasciarla libera di farselo raschiare a norma di legge sull’aborto, la 194; il Vaticano prima ha impedito che fosse possibile modificare in Parlamento la legge 40 sulla procreazione assistita, e poi fatto propaganda attiva per l’astensione al referendum abrogativo; e con una legge in discussione in Parlamento, e che non ha pari in nessun altro paese d’Europa, si nega a un malato di poter fissare il limite per l’accanimento terapeutico; e per chi ha già fatto il proprio testamento biologico, se passerà la legge in discussione, la volontà scritta in quel documento non conterà nulla, sarà messa in discussione perché a decidere sarà il medico. Ancora: è stata sabotata in modo sfacciato una legge sulle coppie di fatto, sulle unioni civili, demonizzate le coppie gay, incoraggiata l’obiezione di coscienza sia per quanto riguarda l’aborto che per la cosiddetta “pillola del giorno dopo”, obiezione di coscienza che si vorrebbe fosse estesa anche ai farmacisti. Per non parlare della vergognosa campagna lanciata contro la pillola Ru-486, che è in vendita in tantissime altre nazioni, anche cattoliche. Il 18 ottobre scorso la Corte di Giustizia Europea ha emesso una sentenza che stabilisce il divieto di poter brevettare sulle cellule staminali embrionali; una sentenza che fortunatamente non impedirà la ricerca scientifica, ma comunque pone “paletti” insensati e assurdi ostacoli alla libertà della stessa. E’ evidente che non potendo più brevettare i risultati delle ricerche, non vi sarà più interesse a finanziare le ricerche, che rischiano ora un blocco e una paralisi se non a costi estremamente elevati. Le ricerche continueranno nei laboratori di quei paesi dove questi “paletti” e questi ostacoli non ci sono; accadrà che i risultati positivi di queste ricerche, per essere fruibili da un cittadino europeo, da oggi costeranno molto di più. Dunque a pagare saranno ancora una volta pazienti bisognosi e cittadini. Paesi come Brasile, Corea del Sud, India, Singapore, Stati Uniti, diventeranno i leader di questa ricerca; e l’Europa, ancora una volta starà ai margini, a guardare.
Due i risultati concreti, ripeto:1) La ricerca scientifica sulle cellule staminali in Europa troverà non un divieto ma un grosso e discutibilissimo ostacolo.2) Chi paga il prezzo maggiore alla fine sono sempre i cittadini. Con la decisione della Corte ha scritto il “Wall Street Journal” “le tecniche inventate da scienziati europei che comportano la distruzione di cellule staminali embrionali potranno essere copiate in tutta tranquillità da altri scienziati senza temere di incorrere in violazioni di legge europee sulla proprietà intellettuale e senza dover sostenere alcun costo. Gli scienziati europei potranno proteggere il loro lavoro solo nei mercati extra-europei. La sentenza non contempla infatti i brevetti assegnati in paesi al di fuori dell’Europa…”. Scienziati e ricercatori autorevoli e seri come Robert Lanza, Elena Cattaneo, Giulio Cossu hanno definito la sentenza una vera e propria disgrazia, perché così di fatto l’Europa esporta la propria ricerca a tutto vantaggio di altri paesi. Se c’è qualcosa di immorale, è quello di non occuparsi di questo tipo di ricerca. Le gerarchie vaticane hanno subito applaudito alla sentenza, e ne hanno approfittato, per cercare di dare un colpo ulteriore alla legge che regolamenta l’aborto. Ma quello che colpisce è che tutto sia nato da un ricorso dell’associazione ambientalista Greenpeace, e che in tanti, anche nell’ambiente verde-progressista, abbiano esultato alla sentenza. Davvero un bel risultato! Per quel che riguarda l’Italia, ci sono circa un elevato numero di embrioni crioconservati. Non utilizzarli per la ricerca scientifica vuol dire negare la speranza per possibili benefici a malati e sofferenti; significa “semplicemente” e letteralmente buttarli via, distruggerli. Cosa ci sia di che da rallegrarsi è un mistero che si comprende – si comprende, non si giustifica – solo con la più crassa ignoranza. Una curiosa sintonia mi pare di cogliere negli ambienti delle gerarchie vaticane e negli ambienti verdi-progressisti. C’è una direttiva europea, la 63 del 2010 relativa alla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici; è una direttiva che fissa severi limiti e vincoli alla sperimentazione degli animali. E dovrebbe bastare così. Ma alcuni politici e membri del governo italiano pensano di saper fare meglio. Ed ecco qua che La commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, su impulso del ministro del turismo Michela Vittoria Brambilla, ha esaminato un emendamento alla legge comunitaria di recepimento della direttiva sulla sperimentazione sugli animali. Un testo che va nella direzione di impedire completamente la sperimentazione su animali, e sarà possibile effettuare test su cani, gatti e primati, solo dopo l’autorizzazione del Ministero della Salute e del Consiglio Superiore di sanità. Un testo scritto con la collaborazione di numerose associazioni animaliste.
A prima vista sembra una cosa che va nella giusta direzione. A prima vista, però. Perché delle due, l’una. O riteniamo che la comunità scientifica e dei ricercatori sia composta da sadici perversi nazistoidi che si divertono a far soffrire esseri viventi; oppure la loro opinione va tenuta in considerazione, e parlo di persone la cui competenza e serietà è internazionalmente riconosciuta: scienziati come Gilberto Corbellini e Piergiorgio Strata; e abbiamo credo il dovere di tener conto di quanto ci dice il professor Silvio Garattini dell’Istituto Mario Negri di Milano: “Quasi tutti i farmaci che sono oggi in commercio, e che hanno rappresentato un grande progresso per la medicina sono passati attraverso una sperimentazione animale”. E non si può ignorare che un farmaco arriva al pubblico solo dopo anni di ricerca ed enormi investimenti. Se per esempio un farmaco è efficace nel ridurre il colesterolo, ma danneggia il fegato, lo si può sapere solo se si sperimenta sugli animali. Esistono fondamentali ricerche di base salvavita, per rimedi contro gravi patologie e studi volti a evitare gravi rischi per la salute umana. Poi certo tutti convergiamo su di una questione che le sperimentazioni sugli animali debbano avvenire senza far subire agli stessi maltrattamenti, con adeguati trattamenti antidolore, secondo protocolli documentati come la legge già prevede. Dovremmo sempre aver presente questa realtà quando un legislatore si appresta a normare questioni che riguardano la sperimentazione su modelli animali come correttamente indica la direttiva europea. In questo paese accadono cose che non succedono in Francia, in Svizzera, in Germania, e neppure nella cattolicissima Spagna. L’altro giorno, proprio qui a Roma c’è stato il primo convegno nazionale della “Libera Associazione Italiana Ginecologi per l’Applicazione della legge 194”.Abbiamo così saputo che rispetto al 2005 la percentuale dei ginecologi obiettori è balzata dal 59,7 al 70,7%. In confronto al 1980 invece il tasso di abortività è passato dal 15 all’8%: in altre parole, oggi si praticano 8 aborti ogni mille donne d’età compresa tra i 15 e i 49 anni. I ginecologi non obiettori sono appena 150, costretti ad applicare la legge anche a costo di turni estenuanti e di ostracismi dei colleghi, perché praticare aborti non aiuta la carriera, anzi. Fino a qualche anno fa si erano registrati come obiettori il 69,2 per cento dei ginecologi, il 50,4 per cento degli anestesisti, il 42,6 per cento del personale non medico. E si dirà che la coscienza del medico va rispettata. Certamente, però ci si dimentica di applicare quella parte della legge che stabilisce il dovere della struttura di garantire comunque l’interruzione di gravidanza, quando viene chiesta. E ci si dimentica di aggiungere che in un paese come l’Irlanda, dove l’aborto non è consentito, la pillola del giorno dopo è venduta come prodotto di banco e senza bisogno di ricetta. Una pillola che da noi, in Italia viene chiamata “abortiva” e si tratta di un vero e proprio falso, dal momento che la gravidanza ha inizio quando il prodotto del concepimento si attacca alla parete uterina, e quindi tutto quello che accade prima, non può essere considerata gravidanza. Ad ogni modo, e ribadisco la mia difficoltà a spiegare, come possa accadere che ci siano dei centri per la vita negli ospedali del Nord tappezzati di fotografie di embrioni; dove le volontarie portano con sé bambolotti di plastica della misura dell’embrione e li mettono in mano alle donne, glieli fanno stringere e poi dicono loro: “Ecco, questo è tuo figlio che non vuoi fare”, diffondono film orripilanti, esibiscono feti sanguinolenti all’insegna de “l’aborto è e resta un omicidio”. Ripeto: ci sono situazioni che davvero è difficile spiegare razionalmente. Prendiamo il divieto della diagnosi degli embrioni prima dell’impianto. E’ un vero e proprio scandalo, perché alle coppie portatrici di problemi non è consentito di difendersi. In Italia, in alcune zone di questo paese, penso alla Sardegna e alla Romagna, è presente quella che comunemente viene definita “anemia mediterranea”: la possibilità per una coppia su quattro di avere un bambino malato, che morirà verso la pubertà, dopo aver passato tutta la sua breve vita a fare trasfusioni. Per tentare di dare una vita normale a questi bambini si tentano esperimenti di trapianto di midollo, ma al momento sono condannati a morte precoce e a una vita da brivido. La diagnosi pre-impianto permetterebbe a queste coppie di impiantare esclusivamente embrioni sani e quindi una possibilità concreta alle coppie portatrici di malattia. Bene, gli ambienti vaticani, le gerarchie, parlano di eugenetica. C’è da chiedersi se sappiano di cosa si parla. Come ho detto c’è poi il paradosso costituito dal fato che la donna non può rifiutare l’embrione malato, ma ha il diritto, una volta impiantatolo, di poter abortire qualche settimana dopo. Volutamente non ho fatto cenno alle questioni della pedofilia. Su questo siete tutti molto più ferrati di me, avrei poco o nulla da aggiungere; spero comunque di non avervi dato un quadro troppo deprimente di questo paese, perché per fortuna non accade solo questo; ma anche questo succede, e in nome di un dogmatismo religioso fanatico e intollerante si ostacola la libertà della ricerca, che per definizione esige sperimentazione, spirito pragmatico, empirismo; e si tenta di nega l’autodeterminazione di tutti noi in ogni modo. Un paese dove chi attualmente ci governa vorrebbe trasformare in reato quello che considerano peccato; e d’altra parte vorrebbero che quello che è un reato venisse trattato come un peccato. Ma, credo, si deve aver fiducia nelle persone che vivono in questo paese, che tante volte hanno dimostrato di sapere e di capire, e di essere cittadini e non sudditi.
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