Il suicidio di Monicelli riaccende lo scontro sull’eutanasia alla Camera
ROMA (2 dicembre) – La Camera ricorda Mario Monicelli, ma il lungo applauso con cui tutti i deputati omaggiano il regista scomparso lunedì a Roma lascia ben presto spazio a un’accesissima polemica politica sul gesto compiuto dal maestro della commedia all’italiana per uscire definitivamente di scena.
A nulla valgono le parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che, giungendo alla Casa del Cinema per l’ultimo saluto a Monicelli, osserva: «Se n’è andato con un’ultima manifestazione forte della sua personalità, un estremo scatto di volontà che bisogna rispettare». Ma a quel punto lo scontro in Aula è già scoppiato e proseguirà per tutta la giornata a colpi di lanci d’agenzia.
A innescare la miccia è una frase di Walter Veltroni, che, pur senza fare accenni all’eutanasia, rileva che «Mario ha vissuto, non si è lasciato vivere, non si è lasciato morire e ha deciso di andarsene». Parole colte al balzo dalla radicale Rita Bernardini per invitare l’assemblea a riflettere «su come alcune persone che non ce la fanno ad andare avanti sono costrette a lasciare la vita invece di morire vicino ai propri cari con la dolce morte».
Scatta allora la protesta del deputato dell’Udc Paola Binetti, che sbotta: «Basta con spot a favore dell’eutanasia partendo da episodi di uomini disperati, perché Monicelli era stato lasciato solo da famiglia e amici e il suo è un gesto tremendo di solitudine, non di libertà». Le dà man forte Enrico La Loggia, del Pdl, che attacca «l’elegia del suicidio» della Bernardini, mentre il leghista Massimo Polledri si scaglia contro «la lode al suicidio recitata da Veltroni».
Più tardi interviene il ministro per l’Attuazione del programma Gianfranco Rotondi, protagonista di un botta e risposta a distanza con il deputato dell’Idv Fabio Evangelisti. Rotondi critica la stampa italiana, che, «titolando sull’addio laico il rifiuto dei funerali e collegando ciò alla tragica scelta del suicidio», rischia di «ammiccare a scelte assolutamente non esemplari». «Rotondi si limiti a inchinarsi al genio di Monicelli e taccia», gli intima Evangelisti. Pochi minuti e arriva la controreplica del ministro: «Non taccio perché né Monicelli né alcun maestro su questa terra hanno diritto assoluto sulla propria vita».
Prova invece a cogliere l’appello di Napolitano il sottosegretario Gianni Letta, anche lui in visita alla Casa del cinema, amico e grande estimatore di Monicelli: «Mi attengo all’invito del presidente della Repubblica, ci vuole rispetto». Stessa linea da parte del governatore del Lazio Renata Polverini, che, all’uscita dalla camera ardente, si dice dispiaciuta per la polemica scoppiata sulla morte del regista. E se Maria Antonietta Farina Coscioni, vedova di Luca e deputato radicale, citando Napolitano, chiede che venga rispettata «la volontà del malato, che ha il diritto di essere informato e di poter decidere del suo destino», per sintetizzare la giornata si possono forse utilizzare le parole del democratico Andrea Sarubbi: «Fra i tanti modi per onorare la memoria Monicelli, la Camera ha scelto quello peggiore».
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