Il caso dell’ex Inar ritorna in Parlamento

A seguito dei dati forniti dal Cnr relativi alla diffusione dell’amianto in Italia, trentadue milioni di tonnellate di amianto da smaltire: ben 500 chili per abitante, la deputata radicale Maria Antonietta Farina Coscioni, torna ad incalzare il governo sul problema, presentando una nuova interrogazione, che fa seguito a quella già presentata nel maggio del 2009, che nello specifico chiedeva delucidazioni su un caso cremasco: quello dell’ex Inar di Romanengo. Era infatti il 13 maggio scorso quando a seguito dei dati sulle persone malate o decedute a causa dell’esposizione all’asbesto nel Cremasco, e in particolar modo tra Offanengo e Romanen- go, diffusi dal direttore del reparto di Pneumologia e terapia intensiva intermedia respiratoria, Luciano Gandola, la deputata aveva presentato un’interrogazione alla quale ne hanno fatto seguito tante altre, sullo stesso argomento fino ad arrivare a quella presentata l’altro giorno.

L’onorevole Farina Coscioni, ricorda la “sconcertante vicenda verificatasi a Offanengo e Romanengo, vicino Cremona, a proposito di alcuni lavoratori della fabbrica ex Inar, e le loro famiglie, esposti all’amianto, alcuni dei quali deceduti per il tumore contratto” e riporta all’attenzione un altro tema, sul quale anche la senatrice Cinzia Fontana, ha chiesto più volte spiegazioni: il fondo destinato al risarcimento delle vittime dell’amianto, per il quale sono stati stanziati 50 milioni di euro destinati alle vittime (30 dal governo Prodi 2008, altri 20 dal governo Berlusconi 2009) ma finora non sono stati utilizzati, in quanto manca ancora il decreto attuativo. E senza il decreto attuativo il fondo non esiste. E a questo proposito la deputata radicale chiede: “cosa osti al varo del decreto attuativo che consentirebbe di effettuare i risarcimenti previsti alle famiglie delle vittime e dei malati”.

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