Dedichiamo una giornata alla libertà di scienza
A suo tempo avevo caldamente sconsigliato il ministro della salute Renato Balduzzi dal presentare il ricorso – a nome del governo italiano – contro la sentenza che boccia il divieto di diagnosi preimpianto contenuto nella legge 40. Con colleghi parlamentari radicali, del Partito democratico (ma anche qualcuno del centrodestra che ha a cuore le ragioni della laicità dello stato), e che in precedenza avevano accettato di sottoscrivere un «amicus curiae» predisposto dalla segretaria dell’associazione Luca Coscioni Filomena Gallo, a sostegno del ricorso presentato da Rosetta Costa e Walter Pavan, ci eravamo attivati subito; ed avevamo elaborato un documento nel quale si esprimeva la nostra contrarietà alla decisione assunta, sia pure – come poi il ministro ha detto – per «fare chiarezza».
In realtà era già tutto molto chiaro, e ancora prima del verdetto della Corte di Strasburgo. La legge 40, infatti, era già stata smantellata nei suoi aspetti più retrogradi e punitivi da numerose sentenze della magistratura, che hanno confermato quanto dal primo momento noi avevamo sostenuto; ormai solo chi è offuscato da pregiudizi o preda di furori e ardori oscurantisti può ancora fingere di ignorare e negare che la legge 40 – voluta per compiacere le gerarchie vaticane – sia in stridente contrasto con la Costituzione, le normative internazionali, il «semplice» buon senso.
Una data simbolica: il 20 febbraio 2006 moriva Luca Coscioni, un anno fa il Nobel Dulbecco. Il governo – mal consigliato – invece di prendere atto della sentenza della Corte di Strasburgo e provvedere di conseguenza, ha malaccortamente giocato la carta del ricorso, procurando così al nostro Paese l’ennesimo smacco. Vorrei poter dire che chi è causa del suo male deve piangere se stesso. Ma la bocciatura della Cedu significa anche che la legge 40 è un fascio di articoli sbagliati, punitivi, anti-scientifici, che vanno cancellati, senza «se» e senza «ma». Sul versante del centrodestra già si sono levate le voci di irriducibili pasdaran arroganti, che ora chiedono – a Parlamento sciolto, a governo scaduto – l’emanazione delle linee guida.
Ai colleghi che hanno firmato il nostro documento va il mio non formale ringraziamento; grazie a loro abbiamo dimostrato che non tutti i parlamentari erano disposti ad accettare supinamente decisioni e comportamenti assunti in omaggio a logiche che nulla hanno a che fare con il diritto, la legge, la legalità. Anche grazie a loro abbiamo vinto una importante battaglia. Ora il nuovo Parlamento, che sarà chiamato a sanare il grave vulnus costituito dalla legge 40. Per questo il loro appoggio e il loro sostegno sono, saranno ancora necessari.
Più in generale: il 20 febbraio di sette anni fa, moriva Luca Coscioni, la cui storia umana e politica è indissolubilmente legata alla lotta, ancora tutta da combattere, per la libertà di ricerca; e sempre il 20 febbraio di un anno fa, moriva il premio Nobel Renato Dulbecco, che per questa libertà si è sempre battuto. Avevo, per l’occasione, depositato una proposta di legge per l’istituzione della «Giornata nazionale per la libertà di ricerca scientifica»: poteva, doveva essere l’occasione per pensare e riflettere, anche a livello di azione politica come porre la scienza al centro di quelle che sono le dinamiche culturali, civili ed economiche della società. Per questo penso che sia importante e significativo, in nome di Luca Coscioni e Renato Dulbecco, che nella prossima legislatura la proposta per l’istituzione della Giornata per la libertà di ricerca scientifica sia ripresentata e diventi legge.
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