Blitz dei radicali al carcere. I lavori alla struttura di Revere fermi da 10 anni. “Il piano Alfano non risolve nulla”

Revere. Un sopralluogo per mettere l’accento sullo stato di degrado del carcere di Revere. C’erano una decina di simpatizzanti e iscritti ai Radicali, ieri, ad accompagnarli i due parlamentatri Maria Antonietta Farina Concioni e Maurizio Turco, con i candidati Michele Rana e Sergio Ravelli, alla visita della struttura carceraria incompiuta da 19 anni. Un’ispezione di protesta contro il Piano Alfano che secondo i Radicali non risolve il problema del sovraffollamento.

“E’ una truffa ai danni degli italiani – dice Michele Rana, candidato per il Nord Ovest alle Europee – tante strutture non sono nemmeno state attivate. Questo è il sintomo di un regime che dice di voler perseguire obiettivi di miglioramento delle carceri e invece non fa nulla”.

Rana ricorda che in Italia ci sono 21mila detenuti in più rispetto alla capienza delle strutture. “oltre a violare i diritti sanciti dalla Costituzione italiana crea una situazione di disagio anche tra la polizia penitenziaria. Gli stessi agenti sono in pericolo: l’anno scorso ci sono stati 650 feriti in colluttazioni”.

Per accelerare la costruzione di nuove carceri si dovrebbe fare ricorso, secondo il ministro Alfano, ai privati e i tempi delle autorizzazioni saranno dimezzati. Per il carcere di Revere i lavori erano iniziati nel 1988 e mai finiti. Sospesi dal 2000 e mai più ricominciati. Il penitenziario doveva costituire prima una casa di detenzione circondariale, poi un istituto per la custodia attenuata dei tossicodipendenti. In realtà è da anni un ammasso di erbacce, muri scrostati, controsoffittature cadenti. Nell’intenzione dell’allora governo avrebbe dovuto avere 60 posti.

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