Biotestamento: questa legge, liberticida e incostituzionale

Uno dei nodi fondamentali della legge è quello dell’ultima parola riconosciuta ai medici, anche in caso di presenza di un biotestamento. In sostanza, non ci sarebbe obbligo di riconoscimento delle volontà del paziente. Non si tratta, come sostiene il ministro della Salute Ferruccio Fazio, di dare «fiducia ai medici e di lasciare al medico la possibilità di fare il medico». La persona verrebbe espropriata del suo fondamentale diritto di dire l’ultima parola sulle cure cui deve essere sottoposto.

La maggioranza di centrodestra vuole imporre una legge che è inaccettabile perchè non lascia alcuna libertà di scelta all’individuo su come essere curato. Così disegnato questo provvedimento viola l’articolo 32 della Costituzione, voluto e scritto da Aldo Moro, che dichiara: «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario contro la propria volontà». Una legge, inoltre, contestata anche dal professor Vincenzo Saraceni, presidente dell’Associazione dei medici cattolici italiani: nutrizione e idratazione artificiale, dice, non possono essere imposte a nessun paziente, né a chi è cosciente, né a chi è in stato di incoscienza.

Saraceni critica anche, senza mezzi termini, il passaggio del disegno di legge sul  biotestamento che esclude proprio alimentazione e idratazione artificiale dagli interventi che il cittadino può rifiutare sul suo testamento biologico. «Così come un paziente vigile può rifiutare una trasfusione, o l’amputazione di una gamba in cancrena, e anche ovviamente il sondino per l’alimentazione – dice Saraceni – così può farlo un paziente incosciente, se ha lasciato
indicazioni precise che vanno poi segnalate e rivendicate dal suo fiduciario. Imporre a un paziente incosciente la Peg o il sondino nasogastrico mi sembra francamente eccessivo».

Perché dunque una parte della maggioranza di centrodestra si ostina a voler varare una legge che in modo così stridente va contro la volontà degli italiani? La spiegazione va individuata nell’innegabile calo di consenso nei confronti del presidente del Consiglio. Il tentativo, attraverso questo modo maldestro di cavalcare i temi “eticamente sensibili”, è di riguadagnare la fiducia delle gerarchie cattoliche, che, al contrario, giorno dopo giorno, sembrano prendere le distanze da un Berlusconi sempre più invischiato nelle sue imbarazzanti vicende personali. Si spiega così l’offensiva berlusconiana di questi giorni: il pesantissimo attacco alle unioni di fatto; il no al matrimonio per le coppie gay; la politica di ostruzionismo nei confronti della pillola del giorno dopo, fino ad avallare, con il pronunciamento del Comitato nazionale di bioetica (di nomina governativa) l’assurda possibilità di obiezione di coscienza da parte del farmacista; e il pesantissimo attacco alla scuola pubblica, “colpevole” di instillare negli studenti valori contrari a quelli delle famiglie. I sondaggi parlano chiaro. L’ultimo, recente rapporto dell’Eurispes ci dice che anche su un tema certamente delicato e lacerante come l’eutanasia, il 66,2% degli italiani dice sì alla pratica della “dolce morte”; e a proposito di una legge che istituisca in Italia il testamento biologico, che il governo e la maggioranza di centrodestra non vorrebbero tenere in alcun conto, la soglia dei favorevoli balza all’1,4%.

Per quel che riguarda il testamento biologico, il 72,8% ritiene che la volontà della persona debba essere rispettata, e che il medico non possa e non debba ignorarla. Nonostante ciò rischiamo che venga varata una legge sul fine vita e il biotestamento che, fatalmente, appena approvata vedrà una quantità di eccezioni di costituzionalità. Occorre mobilitarsi, esigere per esempio il massimo di informazione e confronto possibile.

Invece di proporre improbabili dosaggi e bilanciamenti a proposito delle conduzioni di programmi di approfondimento politico, più utile sarebbe forse occuparsi del perché certe tematiche, e certi esponenti politici, sono “vieti” e vietati.

Piacerebbe, e sono certa che sarebbe accolto con favore dall’opinione pubblica, che il servizio pubblico radiotelevisivo assicurasse momenti di confronto e dibattito, per esempio, tra il ministro Maurizio Sacconi e Marco Pannella, o tra Emma Bonino e Paola Binetti; o tra me e Eugenia Roccella. In un paese civile non ci sarebbe neppure bisogno di chiederlo.

* da “Terra”

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