Bambini nati ‘in provetta’ Si potranno non riconoscere

 

ROMA – Le madri che hanno avuto un figlio in provetta potranno decidere di non riconoscerlo al momento della nascita, come le donne che lo hanno avuto da una gravidanza naturale. E’ quanto prevede un emendamento approvato dalla commissione Affari sociali della Camera che modifica la Legge 40, sulla procreazione assistita. Una decisione che secondo i relatori dell’emendamento punta a dare a tutte le donne la stessa possibilità. 

La commissione sta esaminando una legge con delle misure a sostegno della segretezza della gravidanza. A questo disegno di legge Antonio Palagiano (Idv) ha presentato un emendamento che modifica la legge 40, nel punto che vieta il disconoscimento del bambino alle donne che hanno una gravidanza a seguito della fecondazione assistita (l’articolo 9, comma 2). Il presidente della commissione, Giuseppe Palumbo, del Pdl, ha espresso parere positivo all’emendamento e tutti i gruppi hanno votato a favore, tranne la Lega.

“Non esistono madri di serie a o di serie b”. L’idea dei relatori dell’emendamento è di dare a tutte le donne le stesse possibilità. “Non esistono madri di serie a e di serie b e, se a tutte le donne è concessa la possibilità di disconoscere il proprio nascituro al momento del parto, ciò deve essere così anche per le donne che ricorrono alla procreazione medicalmente assistita”, spiega Antonio Palagiano, responsabile nazionale sanità di Idv e capogruppo del partito in commissione affari sociali. “In casi rarissimi, qualora la donna dovesse decidere di non riconoscere il proprio neonato, per sopraggiunte cause gravi, – chiarisce Palagiano – deve avere la possibilità di partorire e lasciare in ambiente protetto il piccolo”. Palagiano ha aggiunto che “impedire” la possibilità di non riconoscere il proprio figlio viola quanto sancito nella normativa che disciplina l’eventuale volontà della madre di non essere nominata. “Cade così un ulteriore tassello della legge 40 e, se possibile, si rende ancora più urgente una riscrittura delle normativa italiana sulla Pma”,  conclude Palagiano.

Le reazioni. Una decisione che però, vista la delicatezza del tema, suscita qualche critica. Maria Antonietta Coscioni, Radilcali, spiega che “vanno certamente garantiti eguali diritti a tutte le donne”, ma occorre però “anche garantirsi da quello che ha tutta l’aria di diventare un mercato ‘grigio’ dell’adottabilità”. Le fa eco Eugenia Roccella, deputata del Pdl: “La modifica alla legge 40 introdotta attraverso un emendamento alla proposta di legge sul parto in anonimato, va sicuramente corretta per garantire che non vi siano forme surrettizie di commercio intorno alla procreazione assistita, e non si possa aggirare il divieto di fecondazione eterologa”. Boccia l’emendamento Paola Binetti, dell’Udc: “Un bimbo in provetta non nasce mai per caso”, spiega Binetti, disconoscendo la sua posizione contraria all’approvazione dell’emendamento Palagiano. “Tradisce la legge 40 e va abrogato”, afferma la parlamentare che aggiunge “la segretezza del parto come tutela la vita del neonato, non può applicarsi alla Pma”.

La Corte Costituzionale. Su una questione simile si sono pronunciati i supremi giudici. Per le gravidanze frutto di una fecondazione medicalmente assistita di tipo eterologo la Corte Costituzionale (sentenza 247 del 1998) ha stabilito quando si può non riconoscere il figlio. In Italia, ricorda la Corte, la legge vieta l’eterologa, prevedendo, però, nei casi in cui vi si ricorra ugualmente il divieto di esercitare l’azione di disconoscimento quando sia dimostrabile l’assenso del padre.  

I dati. In Italia, secondo gli ultimi dati disponibili, sono 31.791 i bambini nati con tecniche di procreazione assistita dal 2005, sulla base dei dati raccolti da quell’anno in poi dal Registro nazionale della Procreazione medicalmente assistita (Pma) attivo dal 2005 presso l’Istituto Superiore di Sanità.

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