Terremoto l’Aquila, chi si prende cura dei disabili?

ROMA – Si è provveduto a censire i disabili e i malati psichici che vivevano a L’Aquila e nelle zone colpite dal terremoto? Quante di queste persone hanno perso nella tragedia genitori e parenti prossimi, e le abitazioni? Chi si prende cura di loro e dove? Sono queste alcune delle domande poste al governo da Maria Antonietta Farina Coscioni, deputata radicale iscritta al gruppo del Pd, in un’interrogazione presentata alla Camera il 22 dicembre. Tutto è partito il 9 maggio scorso dall’agenzia “Dire” che nel suo speciale notiziario sanità, nell’ambito di alcuni servizi giornalistici a proposito del terremoto che ha distrutto L’Aquila e sconvolto l’Abruzzo, riferiva: “I disabili non possono resistere a lungo nelle tendopoli, soprattutto chi ha problemi di salute mentale. A dirlo la cooperativa XXIV Luglio dell’Aquila che nel campo del centro commerciale Globo gestisce una tensostruttura in cui ci sono disabili provenienti da case famiglia dell’Aquila e dintorni, in risposta alle dichiarazioni del direttore del Dipartimento di Salute Mentale della Asl dell’Aquila Vittorio Sconci che sempre nello stesso campo ha in cura la maggior parte del disabili psichici della città. Il direttore il 28 aprile dichiarava la propria volontà di tenere i pazienti nelle tende per non cedere alla tentazione di riformare piccole unità manicomiali, di non privare queste persone degli agganci affettivi che hanno sviluppato nel tempo fra loro e con gli infermieri”. Nell’interrogazione si ricorda anche che associazioni come la comunità di Capodarco di Fermo, che sin dal 1968 ha lottato per l’inclusione sociale dei disabili psichici e fisici, creando strutture all’avanguardia a livello nazionale, o come la Comunità di S. Egidio, conosciuta e riconosciuta e livello internazionale, si sono sin da subito mostrate disponibili ad accogliere persone in strutture accoglienti e garantite. (dp)

(26 dicembre 2009)

Articolo tratto da www.superabile.it

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