Biotestamento, via libera e polemiche

L’ARTICOLO 3 – A Montecitorio è passato con 274 voti favorevoli, 225 contrari e sei astenuti anche l’articolo tre della ddl. Cuore del provvedimento, la norma in questione definisce i «contenuti e limiti della dichiarazione anticipata di trattamento» (Dat). La Camera ha licenziato una formulazione che esclude la sospensione di alimentazione e idratazione artificiali, salvo casi eccezionali di non assorbimento da parte dei malati terminali e circoscrive l’applicazione delle Dat ai malati in stato vegetativo per i quali è stata «accertata assenza di attività cerebrale integrativa cortico-sottocorticale». Avevano annunciato voto favorevole all’articolo 3 Pdl, Lega, Udc. In dissenso dal proprio gruppo, un deputato del Pdl (Manlio Contento) ha deciso di astenersi, mentre un altro ha votato contro (Giuseppe Calderisi).

LA MAGGIORANZA – «Una legge largamente condivisa», «che tutela sia la libertà personale che la dignità della vita umana». Così il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, commenta l’approvazione della legge . «Un buon testo, saggio ed equilibrato, che rende finalmente obbligatorio il consenso informato permettendo al paziente di scegliere le terapie. Con questa legge – aggiunge – il cittadino potrà dare indicazioni al medico per quando non sia più in grado di intendere e di volere, prolungando il prezioso rapporto di collaborazione e fiducia che si instaura tra medico e paziente». Per il sottosegretario «è una legge che cerca di riprodurre l’atteggiamento da sempre tenuto dalle famiglie italiane dinanzi alla malattia e alla disabilità e fa tesoro di un’esperienza diffusa che rifiuta le derive eutanasiche e l’abbandono dei malati. Su questa legge si è coagulata una maggioranza ampia e trasversale sia con il voto palese sia con i tanti voti segreti, mentre un consistente gruppo del Pd non ha seguito le indicazioni di partito».

LE CRITICHE – Numerose invece le critiche al testo votato dai deputati. Per Beppino Englaro si tratta di un ddl «incostituzionale», che «va nella direzione opposta di quella in cui dovrebbe andare, secondo i principi di diritto della nostra Costituzione». «L’autodeterminazione terapeutica – spiega Englaro non può incontrare un limite anche se ne consegue la morte, che non ha niente a che vedere con l’eutanasia. Nessuno, né lo Stato né un medico può disporre della salute di un cittadino». Critica anche Maria Antonietta Farina Coscioni, deputata radicale e copresidente dell’Associazione Luca Coscioni che definisce il ddl una «legge-schifezza». Il Pd non nasconde amarezza (anche se 13 suoi deputati, seguendo Pierluigi Castagnetti, hanno deciso di non partecipare al voto finale). «Prima di questo provvedimento la dichiarazione anticipata di volontà non era regolata, ora è impedita» ha detto Rosy Bindi, prendendo la parola in Aula e sottolineando che «gli emendamenti estratti come un coniglio dal cappello all’ultimo minuto» hanno «vanificato i lavori di due anni in commissione». Il presidente della commissione d’inchiesta sul servizio sanitario nazionale Ignazio Marino è convinto che il Parlamento stia sostanzialmente scrivendo «una legge con cui si dice al medico che se il paziente è morto si possono sospendere le cure». Legge che se fosse sottoposta a voto popolare tramite uin referendum «avrebbe – secondo Marino – un risultato ancora più plebiscitario di quelli sull’acqua o sul nucleare». Duro Nichi Vendola. Il governo pugliese e leader di Sel definisce il provvedimento una legge «cattiva e violenta» e attacca: «L’obbligo di soffrire per legge non è umano, non è dignitoso. È una legge che sottrae agli italiani la libertà di decidere sulla propria vita. È una legge che chiede ai medici non di curare, ma di costringere alle cure».

SOPPRESSO L’ARTICOLO 8A Montecitorio è passato anche un emendamento della maggioranza a firma Fucci che sopprime l’intero articolo 8 e che sancisce che in assenza del fiduciario, se ci saranno controversie tra medico curante e familiari del paziente, non servirà più l’autorizzazione del giudice tutelare per i trattamenti sanitari. In precedenza la Camera aveva approvato l’articolo 7 del provvedimento, con alcune modifiche, tra cui le volontà diventate «orientamenti» (così come già introdotto all’articolo 1 con un emendamento della maggioranza) e la soppressione del collegio medico chiamato a dare un parere in caso di controversie tra medico curante e fiduciario. Di fatto con queste modifiche si rafforza il ruolo del medico nelle decisioni sul paziente.

Fonte: Corriere.it

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