Ricordiamo Luca, aiutiamo la ricerca

 

È una data doppiamente simbolica, quella del 20 febbraio. Quel giorno, sette anni fa, ci lasciava Luca Coscioni, il “maratoneta” che malato di Sclerosi laterale amiotrofica (Sla), ha lottato con tutte le sue forze, si può dire fino al suo ultimo respiro, per la libertà di cura e di ricerca scientifica, ancora assurdamente penalizzate e mortificate. E ben lo sanno le decine di scienziati e di ricercatori “condannati” a emigrare, perché sono stranieri in patria. Emblematico, al riguardo, il recentissimo appello al presidente della repubblica di ben 262 ricercatori che denunciano il gravissimo e progressivo impoverimento della qualità della didattica e della ricerca, l’aumento della “fuga dei cervelli” e lo svuotamento degli atenei dai giovani ricercatori di tutte le discipline.

Il 20 febbraio – di un anno fa – è anche il giorno in cui ci ha lasciato il premio Nobel Renato Dulbecco, una delle nostre più fulgide eccellenze, assieme alla compianta Rita Levi Montalcini, a Mario Capecchi, Carlo Rubbia. E certamente non per un caso, Dulbecco sostenne tutte le iniziative promosse e animate da Luca e dall’associazione che porta il suo nome. Un anno fa depositai una proposta di legge per l’istituzione della “Giornata nazionale per la libertà di ricerca scientifica”. L’iniziativa voleva essere l’occasione per lanciare, pensare, riflettere, anche a livello di azione politica la scienza, il suo rapporto con il potere, la libertà di ricerca; e porre queste questioni essenziali (e troppo spesso dimenticate, rimosse, ignorate), al centro di quelle che sono le dinamiche culturali, civili ed economiche della società.

Difendere la libertà di ricerca scientifica, promuovendo in particolare l’educazione e la cultura scientifiche, oggi più che mai, significa difendere la democrazia, laddove manca o si sta indebolendo. Per ben undici anni Luca Coscioni ha lottato contro la Sla che alla fine, a soli 38 anni lo ha ucciso; con la sua lotta ha trasformato in dato politico e iniziativa la sua malattia, e imposto alla “politica” questioni fino a quel momento sconosciute, come quella della libertà di ricerca scientifica. Per Luca il tempo è “scaduto” prima che la scienza potesse compiere il miracolo di scoprire come guarirlo; il modo migliore per onorarne la memoria, l’impegno e il coraggio, è quello di continuare a combattere la battaglia che lo ha visto protagonista, aiutando la conoscenza, la ricerca, la sperimentazione, e rimuovendo gli ostacoli che per ignoranza o per fanatismo ideologico vengono frapposti. Una vicenda che si “lega” con l’impegno di Dulbecco: coautore di un rapporto stilato da una commissione di studio che individua nella ricerca sulle cellule staminali una speranza per la cura di malattie che colpiscono milioni di persone.

È per questo che penso sia importante, significativa l’istituzione della “Giornata per la libertà di ricerca scientifica”; auspico, e naturalmente mi impegnerò, perché quella proposta di legge nel prossimo parlamento sia ripresentata e approvata: in nome di Luca Coscioni e Renato Dulbecco, di quello che rappresentano e hanno fatto; e dei tanti malati di Sla e di altre gravi malattie neurodegenerative e delle loro famiglie in attesa da troppo tempo che si faccia qualcosa di concreto anche per loro.

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