OPG di Montelupo e Pozzo di Gotto. Il discutibile “balletto” di sequestri annunciati e di proroghe “ragionevoli”

Gli OPG in Italia sono sei: a Reggio Emilia, ad Aversa, a Napoli, a Castiglione delle Stiviere; e, appunto, Montelupo Fiorentino e Barcellona Pozzo di Gotto. Sono luoghi di sofferenza e dolore, e non senza motivo il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel corso del suo intervento al recente convegno radicale al Senato sulla Giustizia e le carceri, ne ha parlato come luoghi di estremo orrore, “inconcepibili in qualsiasi paese appena appena civile”.

Non esagerava, il presidente, come ben sanno tutti coloro che hanno avuto l’occasione di visitare quei luoghi: ad esclusione di Castiglione delle Stiviere, che costituisce una apprezzabile eccezione, gli altri cinque OPG sono luoghi di sofferenza per le persone che vi sono rinchiuse – malati, persone dichiarate incapaci di intendere e volere, che avrebbero bisogno di assistenza; e invece subiscono e patiscono il trattamento dei detenuti, rinchiusi in celle spesso miserabili, con gli stessi – pochi – agenti di poliizia penitenziaria e operatori impotenti e sprovvisti dei mezzi adatti per assicurare quella assistenza che pure dovrebbe essere garantita. Gli Opg sono luoghi di detenzione, dove sono rinchiuse circa 1500 persone, e senza le condizioni per curarle. Andrebbero chiusi e al loro posto sarebbe necessario, come da tempo dicono gli stessi operatori, creare strutture sul territorio, investendo su “reti”, servizi e solidarietà.

Ma questo è un discorso per quanto urgente, di carattere generale; in questo quadro, la vicenda specifica.

Giorni fa è accaduto ripeto che alcuni padiglioni degli OPG di Montelupo e di Barcellona Pozzo di Gotto, per disposizione della Commissione Parlamentare d’inchiesta sono stati posti sotto sequestro. Non tanto per l’orrore in cui quei due OPG versano, e che è stato ampiamente e inoppugnabilmente documentato; quanto perché, come si legge nel documento elaborato dalla Commissione stessa, a Barcellona Pozzo di Gotto “nel 1 reparto, ove sono ospitati 37 internati dislocati in 28 stanze su due livelli…è stato notato un degrado generale, pessime condizioni igienico-sanitarie, infiltrazioni di umidità ed intonaci ammuffiti e cadenti, effetti letterecci luridi, pareti annerite e acqua sul pavimento, mancanza di erogazione di acqua sia nei bagni che nelle docce; in alcune stanze letti a castello; nella stanza n.5 è ospitato un internato in condizioni tanto gravi da non essere in grado di provvedere alla propria igiene che, suo malgrado, emana un lezzo nauseabondo”; in considerazione di tutto ciò si disponeva lo sgombero “nel termine perentorio di trenta giorni dall’emissione del provvedimento”, e si disponeva “l’effettuazione di immediati interventi per conformare tutti i reparti alla normativa vigente in materia di prevenzione dei rischi da incendi”, interventi da completarsi “entro e non oltre il termine perentorio di 15 giorni”; ed entro 180 giorni gli interventi “per conformare tutti i reparti alla normativa nazionale e regionale in merito di requisiti minimi per le strutture riabilitative psichiatriche”. In caso di inadempienza il provvedimento di sequestro “sarà esteso all’intera struttura”.

Per quel che riguarda l’OPG di Montelupo i termini sono analoghi: sequestrata la sala contenzioni (III Sezione, piano terra, Padiglione “Pesa”), “con immediato sgombero e ridislocazione delle persone eventualmente colà coercite, che dovrà avvenire con modalità tali da preservare l’incolumità dei coerciti e degli astanti”. Sequestrate anche una ventina di celle della sezione “Ambrosiana”, entro e non oltre trenta giorni. Anche in questo caso, si disponevano immediati interventi per “conformare tutte le sezioni alla normativa vigente in materia di prevenzione dei rischi da incendio” entro 15 giorni; ed entro 180 giorni dovevano essere effettuati interventi per conformare tutte le sezioni alla normativa nazionale e regionale. In caso di inadempienza, sequestro dell’intera struttura.

Provvedimenti ampiamente pubblicizzati da giornali e notiziari radiotelevisivi. E si poteva legittimamente pensare: un primo passo nella giusta direzione, nell’attesa che gli OPG siano – com’è giusto – aboliti. Senonché.

Senonché si potrebbe dire: passata la festa, gabbato lo santo.

Accade infatti la stessa Commissione d’inchiesta, dopo disposto il sequestro di alcune aree degli OPG di Barcellona Pozzo di Gotto e Montelupo, ha concesso una proroga. Proroga, si fa sapere, non dilazionabile, al 30 settembre. La richiesta sarebbe arrivata direttamente dai due Opg, e i capigruppo della Commissione hanno deciso di concedere tempo fino alla fine di settembre, “poiché ci è sembrato un termine ragionevole…”. Spiega il presidente della Commissione, il senatore Ignazio Marino: “Non vogliamo in alcun modo avere un atteggiamento irragionevole, ma con fermezza chiediamo che i problemi riscontrati siano risolti al più presto”.

Qui si resta allibiti. Sembra che i problemi degli OPG siano limitati alla normativa antincendio, chiaramente disattesa (ma perché, negli altri OPG è rispettata? E più in generale nelle carceri “normali”?). E’ stupefacente che una Commissione Parlamentare accertata una situazione di palese e conclamata illegalità, decida “per ragionevolezza” di prorogare questa situazione.

Per unanime riconoscimento le persone che sono ristrette nei cinque OPG non dovrebbero essere lì da subito, non a partire dal 25 agosto o, come hanno stabilito i capigruppo della Commissione, a partire dal 30 settembre; ad ogni modo, quand’anche quelle strutture fossero in regola con le normative antincendio, quelle persone in quelle strutture non dovrebbero comunque esserci. E certamente in due anni di ispezioni e denunce da parte della Commissione, ben altro, e di molto più grave e urgente, che l’inadempienza alle norme antincendio si è riscontrato. Credo, insomma, che i capigruppo della Commissione si siano assunti una grave e pesante responsabilità. Mi auguro, a questo punto, che davvero si tratti di una deroga “una tantum”, come ci viene autorevolmente assicurato. Fatto è che un provvedimento pubblicizzato “urbi et orbi”, lo si è poi rimangiato. A questo punto mi permetto di credere e di osservare che una maggior cautela sarebbe opportuna e, nel caso, magari accompagnata da una maggiore discrezione e meno enfasi mediatica.

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