Niente diktat su temi etici

Quattro parlamentari del Partito democratico di quell’area che si vuol definire cattolica, Emanuela Baio, Mariapia Garavaglia, Luigi Bobba e Daniele Bosone, giorni fa hanno diffuso una dichiarazione congiunta che conviene leggere. Mettono in guardia dai Radicali e da quella che definiscono la «promozione della dolce morte», e si dicono sfavorevolmente colpiti da quanto detto, nel corso della trasmissione di Fabio Fazio e Roberto Saviano Vieni via con me, dal segretario Pierluigi Bersani; sfavorevole impressione rinnovata dalla sua relazione nella successiva riunione dei gruppi parlamentari. «Peccato!», sostengono Baio, Garavaglia, Bobba e Bosone: «Di fronte alla debolezza del nostro partito che emerge non solo dai sondaggi, ma anche dai risultati delle primarie a Milano, ci saremmo aspettati una assunzione di responsabilità ed un decisivo cambio di rotta. Abbiamo perso l`occasione di parlare con una parte importante della società italiana, che vede nella vita un valore da promuovere e tutelare e non semplicemente un bene materiale del quale ciascuno di noi può disporre a proprio piacimento. E necessaria una decisiva inversione di marcia rispetto alla cultura radicale che non può essere patrimonio del Pd». Ora sarebbe per me agevole citare i risultati di una ventina di sondaggi demoscopici realizzati negli ultimi dieci anni dai più accreditati istituti di ricerca, tutti unanimi nel certificare che sui cosiddetti “temi etici” (e che null`altro sono che diritti civili), la stragrande maggioranza degli interpellati – e anche quelle quote di cittadini che si dichiarano credenti e praticanti – si ritrovano assai più nelle posizioni radicali che su quelle di cui sono interpreti Baio, Garavaglia, Bobba e Bosone; ed esiste ormai una vasta pubblicistica che indaga sulle ragioni di questo vero e proprio scollamento, palpabile, tra comunità di credenti e gerarchie, da ultimo il bel saggio di Massimo Franco significativamente intitolato C`era una volta un Vaticano, e che indaga sulle ragioni del perché la Chiesa sta perdendo peso in Occidente. Ma senza addentrarci in indagini socio-politologiche, qui ed ora mi limito ad osservare come sia sorprendente la presa di posizione dei quattro parlamentari. Cosa c`è da mettere in guardia? Noi radicali ci siamo mai presentati in maniera diversa? E solo ora si accorgono che ci sono temi e questioni, che ci vedono separati da loro? Ed è una novità quello che ha detto il segretario del Pd Bersani? Non è stato lui, un anno fa, in parlamento e in trasmissioni televisive, a dire che ognuno di noi dovrebbe essere titolare del diritto (peraltro costituzionalmente sancito e garantito) di quando rifiutare l`accanimento terapeutico, di quando porre fine a inutili e atroci sofferenze, e non leggi crudeli e medioevali come quelle di cui sono alfieri e vessilliferi Gasparri-Quagliariello-Roccella? E soprattutto,perché invece di “mettere in guardia” (prodromo di una richiesta di espulsione? Anticipo di già visti “aut aut”?), non si impegnano e chiedono che su questi temi certo delicati (e anzi, proprio per questo) vi sia il massimo di pubblicità, di confronto, di dialogo e se nel caso di scontro, fuori e dentro il partito? Solo così, parlandosi e confrontandosi, con la volontà reciproca di capire le altrui ragioni e motivazioni, si può sperare di costruire qualche cosa. Se, come tutti a parole dicono, vogliamo costruire davvero un Pd che sia sintesi ed espressione di varie culture ed esperienze che tutte hanno pari dignità e legittimazione politica, il modello non può che essere quello del Partito democratico americano: dove appunto convivono, si confrontano e si scontrano talvolta anime differenti e spesso opposte, che hanno in comune dei denominatori, e sul resto, chi ha più tela, fila. Lo dico io, ora: peccato! Peccato non aver trovato al nostro fianco Baio, Garavaglia, Bobba e Bosone in questi giorni in cui ci si batteva per l`affermazione della vita anche di Caini come Tarek Aziz; o, ancora, per denunciare la più grave e urgente emergenza del paese, quella della giustizia e delle carceri in particolare, questione che vede Marco Pannella impegnato da oltre un mese in uno sciopero della fame; per denunciare l`assurdo e criminogeno apparato legislativo e repressivo previsto dalla Fini-Giovanardi e dalla Bossi-Fini… Potrei esibire un lunghissimo elenco di “peccato!”, battaglie queste sì, davvero, in nome della vita, che troppe poche volte ci hanno visto impegnati in un comune fronte, e mi chiedo il perché. Infine, davvero, lo dico con spirito di dialogo e senza alcuna animosità: basta, davvero, con questi periodici (e rituali) “aut aut”, con questo porre condizioni che hanno il sapore del diktat: o così, o ce ne andiamo… È lo spirito che ha animato Paola Binetti e altri come lei: la cui ragione di vita (politica) nel Pd non era tanto quella del dialogo e del confronto, quanto quella di porre sistematicamente e programmaticamente veti e imposizioni. Hanno avuto uno spazio mediatico finché, nel Pd, hanno, a parole, esercitato questi stanchi verboten; poi sono approdati ad altri lidi. Me ne dolgo, ma non direi che le loro opzioni politiche abbiano giovato granché: a loro e a tutti noi. Magari certi settori delle gerarchie vaticane ne saranno perfino compiaciuti; ma davvero credono che quelle posizioni interpretino quelle della maggioranza dei cattolici e della comunità dei credenti? Ho più di qualche dubbio

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