Lucio Magri e il suicidio assistito: è polemica

Sono passate poche ore dalla notizia della morte di Lucio Magri, e già la sua scomparsa è diventato il pretesto per nuove accese polemiche politiche. Si pensa a Magri e alla “dolce morte”, e la mente va subito a Luca Coscioni, che si batteva per vedere riconoscere questo diritto, o a Giorgio Welby, che la sua scelta l’ha fatta a costo di vedersi disconoscere dalla sua Chiesa, che gli ha negato i funerali cristiani. Così, poco dopo l’uscita dei giornali del mattino che raccontano della decisione di Magri arriva la nota di Antonietta Coscioni, parlamentare radicale e presidente onoraria dell’associazione che porta il nome di suo marito, morto di Sla.
 

Il paese del “si fa ma non si dice”

“Spero, voglio sperare che la vicenda umanissima di Lucio Magri, che ha deciso di non soffrire più, e ha posto fine al suo dolore, sia di ammonimento e insegnamento”, ha detto. Per poi proseguire: “Per porre fine al suo dolore, Magri ha dovuto ‘emigrare’, un viaggio con un biglietto di sola andata, in Svizzera. Questo perché viviamo in un paese dove vige una regola ipocrita, quella del ‘si fa ma non si deve dire'”. 
 

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