Luca, sei anni dopo lottiamo ancora per quel «miracolo»

Per undici anni ha lottato contro la malattia che alla fine, a soli 38 anni lo ha stroncato, la Sclerosi Laterale Amiotrofica; il 20 febbraio di sei anni fa, stremato ma non domo, Luca Coscioni ci lasciava. Quando dico “lottato”, intendo proprio dire questo, nel senso letterale e più pieno: di chi sa trasformare in dato politico e iniziativa la sua malattia, e impone all’agenda politica questioni fino a quel momento sconosciute, come quella della libertà di ricerca scientifica. È stato detto che i radicali, di cui Luca è stato presidente per cinque anni, lo hanno strumentalizzato. È accaduto piuttosto il contrario, con lui, ancora vivo, abbiamo fondato l’associazione che porta il suo nome; e quando nel 2001 si è candidato, al suo fianco si sono schierati premi nobel, scienziati e ricercatori.

Una lotta, che era anelito di speranza e d’amore; ma anche, come diceva spesso, storia di libertà, di civiltà, di democrazia: il malato ha il diritto civile di avvalersi del progresso della ricerca scientifica; perché, il diritto alla salute, alla guarigione e comunque alla riduzione della sofferenza sono un diritto e non dobbiamo venirne privati da leggi-dogma di Stato che bloccano e boicottano la libertà di fare ricerca, libertà di sperimentare. Per questo credo sia necessario lavorare per l’istituzione di una Giornata Nazionale per la Ricerca Scientifica, ed elaborare un “Manifesto” che ne costituisca il fondamento teorico e pratico.

È quello per cui Luca si è battuto fino a quando ha avuto respiro: perché in Italia il malato – lo riscontriamo tutti i giorni – finisce col perdere perfino i più elementari diritti umani; ed è perdita tanto maggiore, quanto più gravi sono le sue condizioni di salute. La battaglia alla quale ha dato spirito e corpo, è quella per le libertà, e in particolare quella di ricerca scientifica.

La rotta da seguire, almeno per me, è chiarissima: promuovere la libera ricerca scientifica e offrire al più gran numero possibile di donne e uomini che soffrono le speranze che nascono dalle nuove scoperte.

Ed è questione particolarmente attuale, in un momento come questo dove la libertà di ricerca e sperimentazione deve subire una quantità di attacchi, minacciata come è anche da ambienti e settori che dovrebbero essere invece in prima fila nella sua difesa; e mi riferisco a certo fondamentalismo ambientalista falsamente progressista alleato di fatto a quanti fanno del dogma medioevale la loro cifra e bandiera.

Il tempo corre veloce, per la vita di quanti sono in attesa dei progressi della Scienza, e proprio per questo è necessario aiutare la conoscenza, la ricerca, la sperimentazione; occorre rimuovere gli ostacoli che vengono frapposti, vuoi per ignoranza, vuoi per fanatismo, vuoi per una profonda cultura antiscientifica.

Per Luca il tempo è scaduto prima che la scienza potesse compiere il “miracolo”; ma il modo migliore per onorarne la memoria, l’ impegno e il suo coraggio, è quello di non smettere di combattere la battaglia che lo ha visto protagonista, finché non avremo vinto. È una promessa.

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