Giornata stati vegetativi: è scontro nel nome di Eluana

di Giulia Floris

Non si ferma la battaglia sulla vita nel nome di Eluana Englaro. Dopo le polemiche per la partecipazione al programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano  ‘Vieni via con me’ del padre Beppino insieme a Mina Welby (cui non è  seguita quella dei movimenti cosiddetti pro-via), il Consiglio dei ministri del 26 novembre ha deciso di indire, proprio nel giorno della sua morte, la Giornata nazionale degli Stati vegetativi.

“A volerla fortemente sono state le associazioni dei familiari delle persone che vivono in questa condizione – ha spiegato il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella – questa data ricorda a tutti noi l’anniversario della morte di Eluana Englaro, una ragazza affetta da disabilità grave la cui vita è stata interrotta per decisione della magistratura”.

Alla decisione del Cdm, spiegata dalla Roccella anche con una lettera all’Avvenire, è seguita la replica del senatore del Pd Ignazio Marino per cui, da parte del governo, è in atto una “inutile provocazione”: “Cercare di accendere gli animi, scegliendo una data, che dovrebbe essere la data del ricordo personale della famiglia Englaro – dice Marino – credo dimostri come questo governo non vuole assolutamente affrontare questi argomenti così importanti con uno spirito sereno”.

A sorpresa, si tratta di una “proposta sbagliata”, anche per il Direttore del Centro di Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Adriano Pessina. “La decisione del Governo di istituire una Giornata nazionale degli stati vegetativi va considerata positivamente – afferma Pessina – in quanto pone all’attenzione pubblica la necessità di garantire sostegno alle famiglie e ai centri che si fanno carico di questa difficile condizione clinica”. “Tuttavia – aggiunge – questi stessi motivi inducono a ritenere sbagliata e non condivisibile la proposta di celebrare questa giornata il 9 febbraio. Il caso Englaro e’, appunto un caso, che non può e non deve diventare il simbolo di nessuna battaglia”.
Contro la scelta della data anche Maria Antonietta Farina Coscioni, deputata radicale e co-presidente della Associazione Luca Coscioni che ha definito la scelta della data “una vergogna”.

Al di là delle prese di posizione ufficiali, il dibattito continua anche sul web e sono in molti, a vedere nella decisione del governo un ultimo oltraggio nei confronti della ragazza di Lecco morta dopo 17 anni di stato vegetativo e della sua famiglia.
“In questo modo il governo Berlusconi ha offeso non solo la memoria della dolorosa vicenda Eluana Englaro ma anche tutte quelle famiglie che hanno il diritto di vivere le proprie tragedie come credono” si legge in un post del blog ‘Il perbenista’ intitolato significativamente “L’ultimo schiaffo del Pdl a Eluana”.

Parla di “morale imposta per legge” e di “strumentalizzazione vergognosa”, anche Ivan Scalfarotto su il Post, dove i commenti dei lettori si dividono tra chi condivide l’indignazione dell’esponente del Pd e chi, come ro55ma dice: “Giudico sbagliato ridurre la questione (come fa Scalfarotto e tanti altri) ad una semplice e ‘banale’ questione di diritto democratico individuale”.

“Il corpo di Eluana Englaro, gettato nell’arena politica e lì conteso e martoriato nei lunghi mesi che hanno preceduto la sua morte […] torna ad essere campo di battaglia” si legge anche sul sito Sanità in cifre, centro studi di Federanziani, e il dibattito infiamma anche Facebook. In una discussione sul social network si parla di “terrorismo sulle questioni più delicate e private delle persone” Sabrina B. che accusa: “Sembrerebbe che se mai dovesse passare una legge sul libero arbitrio sul fine vita automaticamente si “stacca la spina a tutti” anche a chi nn ha deciso in tal senso”. E per Anna Maria Z. “sono volgari ed osceni a strumentalizzare scelte di persone che la sofferenza la conoscono molto bene”.

Intanto, mentre il dibattito sulla fine della vita si alimenta di “giornate nazionali” e ospitate televisive, in Parlamento è ancora lettera morta la normativa sul testamento biologico: una contestata proposta di legge è stata approvata al Senato e giace da mesi alla Camera. Nel frattempo, migliaia di famiglie, lontane dai riflettori, tutti i giorni toccano con mano la sofferenza e le difficoltà concrete di assistere un familiare in stato vegetativo o malato terminale ed è di oggi 30 novembre la lettera di un disabile della provincia di Treviso al presidente Napolitano. “Le istituzioni  – scrive – mi hanno abbandonato, chiedo che lo Stato mi aiuti nella procedura di una morte dolce: vivere così non è dignitoso”.

Fonte: SkyTG24

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